Antonio Cifrondi
Clusone, 1656 - Brescia, 1730
Il dipinto è stato eseguito dal Cifrondi negli anni tra il 1712 e il 1715-16 nella Villa della famiglia Zanchi a Rosciate (Bergamo). Detto ciclo è ben documentato da Francesco Maria Tassi in “Vita del Cifrondi”, contenuta in Vite de' pittori scultori e architetti bergamaschi del 1793, opera fondamentale per la ricostruzione del percorso dell’artista.
Ancora fanciullo apprende i primi rudimenti dell’arte pittorica dall’artista detto “Cavalier del Negro” e dallo zio Francesco, incaricato della ricostruzione della parrochiale di Clusone. Verso i quindici anni ottiene la borsa di studio offerta dal fonditore clusonese Ventura Fanzago che gli permette di spostarsi a Bologna e poi a Roma. Il soggiorno in queste due città fu determinante per attutire le tendenze pittoriche istintive ed irruenti tipiche della pittura bergamasca. Agli inizi degli anni ottanta, insieme al fratello Ventura, compie un viaggio in Francia, fermandosi a Torino nel ritorno. La permanenza a Parigi è importante perché gli consente di conoscere il gusto dominante alla corte di Luigi XIV e di studiare la pittura fiamminga e olandese presente nelle collezioni reali. Dal 1687 è presente di nuovo a Clusone e lavora su commissione per gli ordini religiosi della bergamasca. All’inizio del settecento accetta l’ospitalità offertagli dal convento di S. Spirito in Bergamo, in cambio di numerosi dipinti. Contemporaneamente inizia la produzione di quadri da cavalletto raffiguranti vecchi, zingari, artigiani. Cifrondi è colorista di notevole talento: i suoi colori e i suoi passaggi chiaroscurali donano alle sue opere una luminosità e un dinamismo del tutto singolari. E’ inoltre abile ritrattista e i suoi modelli derivano prevalentemente dalla tradizione bergamasca, sull’esempio del Moroni e del Cavagna: severità e austerità del carattere espressivo dei volti, ma anche profonda analisi psicologica. Dal 1715-16 fino al 1722 è ospite in casa Zanchi, a Rosciate (Bergamo) dove esegue le decorazioni storiche e allegoriche nella villa di campagna. Forse, a causa del disagio per l’ambiente culturale e pittorico bergamasco, accompagnato dalla consapevolezza di potersi dedicare anche dipinti di misure più modeste, decide di trasferirsi a Brescia, dove già aveva ricevuto ospitalità in passato dalla famiglia Bargnani. Nel decennio bresciano le opere per la committenza privata prevalgono nettamente su quella pubblica e pochissime, negli ultimi anni, sono le opere sacre.
Principali musei e luoghi di culto in cui sono conservate le sue opere:
Bergamo (Accademia Carrara)
Bergamo (Museo Diocesano)
Lovere Bergamo (Accademia Tadini)
Brescia (Pinacoteca Tosio-Martinengo)
Chambery (Accademia di Belle Arti)
Sue opere si trovano inoltre in numerosissime chiese di Bergamo e provincia, di Brescia, nonché in collezioni private.
Bibliografia:
P. Dal Poggetto, Cifrondi, in “I Pittori Bergamaschi dal XIII al XIX”, Il Settecento, vol, I , Bergamo, Raccolta di studi a cura della Banca Popolare di Bergamo, Istituto Poligrafiche Bolis, 1982; L. Anelli, Antonio Cifrondi a Brescia e il Ceruti giovane, Brescia, Grafo Edizioni, 1982; L. Ravelli, Contributi e proposte per catalogo dei dipinti di Antonio Cifrondi, estratto da “Atti delll’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti”, Bergamo, Vol. XLIX, A.A.1988/89.
Principali musei e luoghi di culto in cui sono conservate le sue opere:
Bergamo (Accademia Carrara)
Bergamo (Museo Diocesano)
Lovere Bergamo (Accademia Tadini)
Brescia (Pinacoteca Tosio-Martinengo)
Chambery (Accademia di Belle Arti)
Sue opere si trovano inoltre in numerosissime chiese di Bergamo e provincia, di Brescia, nonché in collezioni private.
Bibliografia:
P. Dal Poggetto, Cifrondi, in “I Pittori Bergamaschi dal XIII al XIX”, Il Settecento, vol, I , Bergamo, Raccolta di studi a cura della Banca Popolare di Bergamo, Istituto Poligrafiche Bolis, 1982; L. Anelli, Antonio Cifrondi a Brescia e il Ceruti giovane, Brescia, Grafo Edizioni, 1982; L. Ravelli, Contributi e proposte per catalogo dei dipinti di Antonio Cifrondi, estratto da “Atti delll’Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti”, Bergamo, Vol. XLIX, A.A.1988/89.