Pierluca
Firenze, 1926 - Casa Brava, Spagna 1968
Le sue opere hanno superfici graffiate, incise, grezze, lacerate appunto, mosse dalla modulazione di più piani. Egli costruisce infatti le sue immagini violente con lastre di metallo piegate e modellate col fuoco. La difficoltà di questa forma d’arte è paragonabile a quella degli antichi mestieri artigianali dove è necessario “lottare” con la materia. Le forme lacerate e contorte si aprono in piani ricurvi, i lembi esterni sono lavorati con la fiamma ossidrica.
Riceve i primi insegnamenti dallo scultore Angelo Vannetti e nel 1948 si iscrive all’Accademia di Belle Arti della sua città. Lo stesso anno ottiene un premio di incoraggiamento dal Ministero della Pubblica Istruzione. Nel 1951 apre uno studio –laboratorio per il restauro delle vetrate antiche danneggiate dalla guerra ed esegue diversi lavori per l’architetto Ricci. In questi anni inizia lo studio approfondito della lavorazione dei metalli.
Nel 1956, insieme al pittore peruviano Jorge Piqueras, soggiorna a Parigi. Nel 1958 abbandona il lavoro di restauro per dedicarsi completamente alla scultura in metallo lavorata a fuoco. Di questo periodo è il gruppo di sculture intitolate Le aggressioni. Si dedica con passione anche alla poesia (Tempo di pena).
Partecipa ad alcune esposizioni collettive: Biennale di Parigi, “Documenta” di Kassel Salon de Mai e Salon des Realité Nouvelles, oltre ad importanti mostre in Francia, Svizzera e Germania.
La prima personale è nel 1959 alla Galleria Numero di Firenze e da qui inizia la collaborazione con Bruno Lorenzelli che gli permette di stabilirsi a Parigi e di eseguire le prime Lacerazioni nello studio di Bois d’Arcy.
Nel 1961 espone alla Galleria Lorenzelli di Milano e al Salon des Réalités Nouvelles. E’ inoltre invitato al “Carnegie International” di Pittsburgh e ad altre mostre parigine.
Nel 1963 ha luogo la sua prima mostra a Parigi, presso la Galerie XX siècle di Gualtieri di San Lazzaro e l’anno seguente viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia, a Documenta III di Kassel e a varie mostre in Italia, Germania, Francia, Olanda, Stati Uniti.
Nel 1965 crea Grande Lacerazione per la città di Groninga, espone alla Biennale di Anversa ed inizia la nuova serie sul tema del Delitto collettivo.
Nel 1966 inaugura mostre a Rotterdam, Parigi, Edimburgo, Venezia (Fondazione Querini-Stampalia) e nel 1967 è nuovamente invitato a Pittsburg, poi a San Paolo del Brasile e ai Salons parigini.
L’ultima serie creata da Pierluca è sul tema degli Aggressori, iniziata poco prima che un tragico incidente gli costasse la vita.
Come già i titoli delle serie mettono bene in evidenza, si tratta di opere dagli accenti drammatici, che riflettono una condizione molto lontana dalle visioni romantiche dell’esistenza e profondamente calata nel clima angoscioso dei nostri tempi.
L’arte di Pierluca assume i connotati di polemica e sdegno e si colloca perfettamente in quel clima di protesta generale caratteristico degli anni Sessanta.
Le sue opere hanno superfici graffiate, incise, grezze, lacerate appunto, mosse dalla modulazione di più piani. Egli costruisce infatti le sue immagini violente con lastre di metallo piegate e modellate col fuoco. La difficoltà di questa forma d’arte è paragonabile a quella degli antichi mestieri artigianali dove è necessario “lottare” con la materia. Le forme lacerate e contorte si aprono in piani ricurvi, i lembi esterni sono lavorati con la fiamma ossidrica.
Anche in pittura, sebbene il procedimento di creazione sia differente, resta lo stesso rigore formale, lo stesso impegno morale che esprime la condizione di un artista moderno maturo che impone i suoi valori espressivi con la prepotenza della verità.
Musei e luoghi pubblici in cui sono conservate le opere:
Parigi, Bois de Vincennes
Olanda, Gottingen
Bibliografia:
Pierluca, Milano, Galleria Lorenzelli, 1961; Pierluca, Bergamo, Galleria Lorenzelli, 1969; Enciclopedia Universale Seda della pittura moderna, 1969, vol. 4; Il collezionista d’arte moderna, 1963, Torino, Giulio Bolaffi Editore; Dizionario Bolaffi degli scultori italiani moderni, Torino, Giulio Bolaffi editore, 1972
Nel 1956, insieme al pittore peruviano Jorge Piqueras, soggiorna a Parigi. Nel 1958 abbandona il lavoro di restauro per dedicarsi completamente alla scultura in metallo lavorata a fuoco. Di questo periodo è il gruppo di sculture intitolate Le aggressioni. Si dedica con passione anche alla poesia (Tempo di pena).
Partecipa ad alcune esposizioni collettive: Biennale di Parigi, “Documenta” di Kassel Salon de Mai e Salon des Realité Nouvelles, oltre ad importanti mostre in Francia, Svizzera e Germania.
La prima personale è nel 1959 alla Galleria Numero di Firenze e da qui inizia la collaborazione con Bruno Lorenzelli che gli permette di stabilirsi a Parigi e di eseguire le prime Lacerazioni nello studio di Bois d’Arcy.
Nel 1961 espone alla Galleria Lorenzelli di Milano e al Salon des Réalités Nouvelles. E’ inoltre invitato al “Carnegie International” di Pittsburgh e ad altre mostre parigine.
Nel 1963 ha luogo la sua prima mostra a Parigi, presso la Galerie XX siècle di Gualtieri di San Lazzaro e l’anno seguente viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia, a Documenta III di Kassel e a varie mostre in Italia, Germania, Francia, Olanda, Stati Uniti.
Nel 1965 crea Grande Lacerazione per la città di Groninga, espone alla Biennale di Anversa ed inizia la nuova serie sul tema del Delitto collettivo.
Nel 1966 inaugura mostre a Rotterdam, Parigi, Edimburgo, Venezia (Fondazione Querini-Stampalia) e nel 1967 è nuovamente invitato a Pittsburg, poi a San Paolo del Brasile e ai Salons parigini.
L’ultima serie creata da Pierluca è sul tema degli Aggressori, iniziata poco prima che un tragico incidente gli costasse la vita.
Come già i titoli delle serie mettono bene in evidenza, si tratta di opere dagli accenti drammatici, che riflettono una condizione molto lontana dalle visioni romantiche dell’esistenza e profondamente calata nel clima angoscioso dei nostri tempi.
L’arte di Pierluca assume i connotati di polemica e sdegno e si colloca perfettamente in quel clima di protesta generale caratteristico degli anni Sessanta.
Le sue opere hanno superfici graffiate, incise, grezze, lacerate appunto, mosse dalla modulazione di più piani. Egli costruisce infatti le sue immagini violente con lastre di metallo piegate e modellate col fuoco. La difficoltà di questa forma d’arte è paragonabile a quella degli antichi mestieri artigianali dove è necessario “lottare” con la materia. Le forme lacerate e contorte si aprono in piani ricurvi, i lembi esterni sono lavorati con la fiamma ossidrica.
Anche in pittura, sebbene il procedimento di creazione sia differente, resta lo stesso rigore formale, lo stesso impegno morale che esprime la condizione di un artista moderno maturo che impone i suoi valori espressivi con la prepotenza della verità.
Musei e luoghi pubblici in cui sono conservate le opere:
Parigi, Bois de Vincennes
Olanda, Gottingen
Bibliografia:
Pierluca, Milano, Galleria Lorenzelli, 1961; Pierluca, Bergamo, Galleria Lorenzelli, 1969; Enciclopedia Universale Seda della pittura moderna, 1969, vol. 4; Il collezionista d’arte moderna, 1963, Torino, Giulio Bolaffi Editore; Dizionario Bolaffi degli scultori italiani moderni, Torino, Giulio Bolaffi editore, 1972