Pietro Consagra
Mazara del Vallo, Trapani, 1920 - Milano, 2005
Consagra è tra i fondatori del gruppo “Forma” che, in linea con le ricerche avanzate europee e contro i postulati del realismo, afferma i valori di un linguaggio espressivo astratto. Nel suo studio a Roma, scrive il manifesto dell’Arte Nuova che sarà pubblicato nel primo numero della rivista “Forma 1”. Tra i firmatari ci sono Accardi, Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli, Turcato.
Studia all’Accademia delle Arti di Palermo e nel 1944 si trasferisce a Roma dove stringe rapporti di amicizia con Guttuso, Turcato e Mafai. Nel 1946 è a Parigi e visita gli atelier di Brancusi, Hartung, Laurens e Adam. Entra in contatto con la giovane Ecole de Paris tramite Alberto Magnelli e Gildo Caputo, allora direttore della Galerie Billier.
Ritornato in patria, nel 1947 è tra i fondatori del gruppo “Forma” che, in linea con le ricerche avanzate europee e contro i postulati del realismo, afferma i valori di un linguaggio espressivo astratto. Nel suo studio a Roma, scrive il manifesto dell’Arte Nuova che sarà pubblicato nel primo numero della rivista “Forma 1”. Tra i firmatari ci sono Accardi, Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli, Turcato.
Sempre nel 1947 partecipa alla prima mostra d’arte astratta del Gruppo Forma alla Galleria Art Club, mentre l’anno successivo gli viene organizzata una personale alla Galleria Sandri di Venezia che rappresenta un’aspra polemica nei confronti della Biennale. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da un rigorismo astratto-geometrico che ha le sue origini nella scomposizione cubista. La padronanza tecnica permette inoltre a Consagra di lavorare la pietra, il metallo, il legno.
Nel 1949 partecipa alla mostra “Scultura Contemporanea” a Palazzo Venier dé Leoni di Venezia, a cura di Peggy Guggenheim, insieme ad Arp, Brancusi, Giacometti.
Verso il 1950, le forme realizzate con tondini, filo di ferro e lastre metalliche lavorate a fiamma, alludono figurativamente agli esseri umani e ai loro rapporti sociali.
Consagra è anche critico militante: nel 1952 pubblica “Necessità della scultura” e collabora a “Civiltà delle macchine”.
Tra il 1954 e il 1956 partecipa alla XXVIII e XXIX Biennale di Venezia con opere della serie Colloqui. Nel 1958 allestisce una mostra personale al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e al World House di New York; riceve inoltre il Carnegie International Prize. Nel 1959 gli viene organizzata una personale alla Galerie de France e l’anno seguente riceve il Gran Premio Internazionale per la Scultura alla XXX Biennale di Venezia. Nel biennio 1964-66 lavora alle serie Piani sospesi e Ferri trasparenti. Nel 1967 si trasferisce in America dove insegna alla School of Art di Minneapolis.
Un recupero delle ricerche linguistico-visuali del primo periodo, attuate secondo i canoni di un’eleganza estetizzante, è nuovamente verificabile alla fine degli anni ’60, contemporaneamente alla sua apertura verso nuovi problemi, da quelli urbanistici a quelli connessi con la tecnologia e l’uso di nuovi materiali. Viene invitato alla mostra “Sculture from 20 Countries” al Solomon Guggenhein Museum di New York e la Malborough Gallery di New York gli organizza una personale.
Nel libro La città Frontale, edito da Di Donato, teorizza l’idea dell’”Edificio frontale”, una città interamente creata da artisti. Rientra in Italia e inizia a lavorare anche a Milano. Nel 1972 comincia a lavorare il marmo. Partecipa con una sala personale alla XXXVI Biennale di Venezia.
Nel 1980 riceve il Premio Speciale Mondello per l’autobiografia Vita mia, edita da Feltrinelli. Nel 1982 partecipa alla XL Biennale di Venezia. Nel 1984 viene inaugurato il suo primo Edificio Frontale, Il Meeting, nella Ghibellina nuova, ricostruita dopo il terremoto del Belice. Nel 1986 presenta nuovi progetti di Edifici Frontali alla Galleria Lorenzelli di Milano.
Nel dicembre 1987 Consagra espone presso la Galleria Banchi Nuovi di Roma la serie dei 20 Pianeti dei quali egli così spiega la genesi: “ Dipingendo, dipingo quadri con molte immagini, ogni tanto ce n’è una che mi affascina a tal punto da volerla trarre fuori da quel contesto solo pittorico. Così sono nate queste opere che mostro ora e che ho chiamato Pianeti” (cit. in De Candia, 1987).
Già dagli anni ’50 la pittura e il disegno erano il campo di analisti della frontalità, del contrasto figura-sfondo, da cui poi singole forme si staccavano per assumere consistenza plastica autonoma. In particolare i Pianeti, costruiti in superficie da fogli di legno sovrapposti, rifiutano di entrare nelle categorie di pittura e scultura e l’autore le definisce infatti “sculture fuori luogo”. Nel 1989 un’importante retrospettiva a lui dedicata è allestita alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Nel 1991 s’inaugura una personale all’Ermitage di San Pietroburgo. Due anni dopo la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma gli dedica una sala permanente.
Nel dicembre 1997 si tiene un’antologica dell’artista presso il Museo di Darmastadt, Institut Mathildenhôe, in Germania.
Nel 2000 il Museion di Bolzano allestisce una retrospettiva dal titolo “Consagra 1947-2000”.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Roma, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Milano, Fondazione Luciana Matalon per l’Arte Contemporanea
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; M. De Micheli, Scultura italiana del dopoguerra, Milano, Schwarz, 1958
© Pietro Consagra, by SIAE 2023
Ritornato in patria, nel 1947 è tra i fondatori del gruppo “Forma” che, in linea con le ricerche avanzate europee e contro i postulati del realismo, afferma i valori di un linguaggio espressivo astratto. Nel suo studio a Roma, scrive il manifesto dell’Arte Nuova che sarà pubblicato nel primo numero della rivista “Forma 1”. Tra i firmatari ci sono Accardi, Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli, Turcato.
Sempre nel 1947 partecipa alla prima mostra d’arte astratta del Gruppo Forma alla Galleria Art Club, mentre l’anno successivo gli viene organizzata una personale alla Galleria Sandri di Venezia che rappresenta un’aspra polemica nei confronti della Biennale. Le opere di questo periodo sono caratterizzate da un rigorismo astratto-geometrico che ha le sue origini nella scomposizione cubista. La padronanza tecnica permette inoltre a Consagra di lavorare la pietra, il metallo, il legno.
Nel 1949 partecipa alla mostra “Scultura Contemporanea” a Palazzo Venier dé Leoni di Venezia, a cura di Peggy Guggenheim, insieme ad Arp, Brancusi, Giacometti.
Verso il 1950, le forme realizzate con tondini, filo di ferro e lastre metalliche lavorate a fiamma, alludono figurativamente agli esseri umani e ai loro rapporti sociali.
Consagra è anche critico militante: nel 1952 pubblica “Necessità della scultura” e collabora a “Civiltà delle macchine”.
Tra il 1954 e il 1956 partecipa alla XXVIII e XXIX Biennale di Venezia con opere della serie Colloqui. Nel 1958 allestisce una mostra personale al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e al World House di New York; riceve inoltre il Carnegie International Prize. Nel 1959 gli viene organizzata una personale alla Galerie de France e l’anno seguente riceve il Gran Premio Internazionale per la Scultura alla XXX Biennale di Venezia. Nel biennio 1964-66 lavora alle serie Piani sospesi e Ferri trasparenti. Nel 1967 si trasferisce in America dove insegna alla School of Art di Minneapolis.
Un recupero delle ricerche linguistico-visuali del primo periodo, attuate secondo i canoni di un’eleganza estetizzante, è nuovamente verificabile alla fine degli anni ’60, contemporaneamente alla sua apertura verso nuovi problemi, da quelli urbanistici a quelli connessi con la tecnologia e l’uso di nuovi materiali. Viene invitato alla mostra “Sculture from 20 Countries” al Solomon Guggenhein Museum di New York e la Malborough Gallery di New York gli organizza una personale.
Nel libro La città Frontale, edito da Di Donato, teorizza l’idea dell’”Edificio frontale”, una città interamente creata da artisti. Rientra in Italia e inizia a lavorare anche a Milano. Nel 1972 comincia a lavorare il marmo. Partecipa con una sala personale alla XXXVI Biennale di Venezia.
Nel 1980 riceve il Premio Speciale Mondello per l’autobiografia Vita mia, edita da Feltrinelli. Nel 1982 partecipa alla XL Biennale di Venezia. Nel 1984 viene inaugurato il suo primo Edificio Frontale, Il Meeting, nella Ghibellina nuova, ricostruita dopo il terremoto del Belice. Nel 1986 presenta nuovi progetti di Edifici Frontali alla Galleria Lorenzelli di Milano.
Nel dicembre 1987 Consagra espone presso la Galleria Banchi Nuovi di Roma la serie dei 20 Pianeti dei quali egli così spiega la genesi: “ Dipingendo, dipingo quadri con molte immagini, ogni tanto ce n’è una che mi affascina a tal punto da volerla trarre fuori da quel contesto solo pittorico. Così sono nate queste opere che mostro ora e che ho chiamato Pianeti” (cit. in De Candia, 1987).
Già dagli anni ’50 la pittura e il disegno erano il campo di analisti della frontalità, del contrasto figura-sfondo, da cui poi singole forme si staccavano per assumere consistenza plastica autonoma. In particolare i Pianeti, costruiti in superficie da fogli di legno sovrapposti, rifiutano di entrare nelle categorie di pittura e scultura e l’autore le definisce infatti “sculture fuori luogo”. Nel 1989 un’importante retrospettiva a lui dedicata è allestita alla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Nel 1991 s’inaugura una personale all’Ermitage di San Pietroburgo. Due anni dopo la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma gli dedica una sala permanente.
Nel dicembre 1997 si tiene un’antologica dell’artista presso il Museo di Darmastadt, Institut Mathildenhôe, in Germania.
Nel 2000 il Museion di Bolzano allestisce una retrospettiva dal titolo “Consagra 1947-2000”.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Roma, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea
Milano, Fondazione Luciana Matalon per l’Arte Contemporanea
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; M. De Micheli, Scultura italiana del dopoguerra, Milano, Schwarz, 1958
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