Gustave Courbet
Ornans, Francia, 1819 - La Tour-de-Peilz, Svizzera, 1877
Nasce da una famiglia di contadini benestanti e riceve un’istruzione completa presso il seminario di Ornans e il Collegio Reale di Besançon. Dopo una breve formazione iniziale nell’Atelier del pittore Charles Antoine Flajoulot, allievo di Jacques-Louis David, nel 1840 si trasferisce a Parigi e in breve acquista padronanza di stile e di tecnica. Inizia a frequentare assiduamente il Louvre dove studia e copia Rembrandt, Hals, Velasquez, rifiutandosi di entrare in studi d’arte alle dipendenze e sotto la guida dei maestri. Dal 1841 si reca nella foresta di Fontainebleau dove dipinge paesaggi e ritratti di contadini. Nel 1844 è ammesso per la prima volta al Salon con l’opera Courbet col cane nero. L’educazione ai principi repubblicani ricevuta dal nonno Oudot e l’amicizia con lo scrittore Proud’hon, lo fanno schierare dalla parte degli avversari dell’Impero. La rivoluzione del 1848 trova in Courbet fertile terreno ideologico e non manca di influenzarne l’arte, essendo egli convinto che un pittore di soggetti rustici e di gente semplice doveva essere assolutamente socialista. Dopo la rivoluzione di febbraio, Charles Blanc, nuovo direttore del Salon, sopprime il Jury e autorizza ogni pittore a presentare ciò che più gli piace. Nel 1849 Courbet espone al Salon L’après-dinée à Ornans che è acquistato dallo Stato per il Museo del Luxembourg, poi trasferito al Museo di Lille dove si trova tutt’ora. L’artista se ne rallegra, ma avrebbe preferito che l’opera fosse rimasta a Parigi. Con questo quadro (di dimensioni impressionanti, cm 195x257) Courbet inizia un repertorio completamente nuovo e personale di temi paesani e rustici, con un’esecuzione vicina ai modelli olandesi del seicento tanto ammirati.
Nell’inverno 1949-50 l’artista dà inizio ad un periodo di intensa creazione pittorica che si sviluppa sino al 1866 con una forza piuttosto rara nella storia dell’arte. Questa immensa capacità di lavoro non si smentisce mai sino alla fine della sua vita. Spesso dipinge temi sociali come Lo spaccatore di pietre (1850) che rappresentano un involontario attacco contro il regime sociale. Il suo capolavoro, il Funerale ad Ornans (1850) riscuote vive critiche e polemiche; ciò nonostante è sostenuto dai giovani critici e scrittori, come Champfleury e Baudelaire.
Courbet è anche un pittore di paesaggi e di marine di un realismo appassionato e poetico che trova i soggetti da dipingere in tutti i luoghi da lui visitati, tra il verde soave e nelle asperità del suo paese o durante le escursioni nei dintorni di Montpellier nel 1854; a Palavas e a Maquelone in Camargue. E’ nel sud della Francia infatti che Courbet ha la “rivelazione” del mare. In seguito, accompagnato dall’amico Scranne, scopre la Manica e, nel 1859, conosce Boudin che lo accompagna a Honfleur e gli presenta Monet.
Se nei paesaggi e nelle marine usa la spatola sulla tavolozza con la stessa energia di un muratore che usa la sua cazzuola, al contrario, per i ritratti delle belle donne, ha delicatezze e raffinatezze eccezionali.
Coerente con le sue idee di repubblicano, quando alcune sue opere sono rifiutate all’Esposizione Universale del 1855 voluta dall’Imperatore, Courbet organizza una mostra a sue spese, il “Padiglione del realismo” restando escluso dalle mostre ufficiali organizzate durante il regno di Napoleone III.
Una delle opere più importanti di quest’esposizione personale è L’Atelier, che suscita infiniti commenti. Per Courbet quest’opera è più di un simbolo, un vessillo. Il titolo originale è infatti: “Allegoria reale che definisce una fase settennale della mia vita artistica”. I personaggi ritratti, oltre a rappresentare il legame d’amicizia che li lega all’artista, sono delle allegorie: Bruyas incarna il mecenate senza il quale il pittore non può vivere, Baudelaire la poesia, Courbet stesso l’arte in genere, ecc.
La mostra è un disastro dal punto di vista finanziario ma è estremamente redditizia sul piano della fama.
Lo stesso anno Courbet è a capo della “Scuola di Realisti”, dipingendo spesso nella foresta di Fontainebleau. Il suo dipinto Le due amiche (1863) viene rifiutato al Salon per immoralità.
Nel 1867 il pittore lascia Parigi per soggiornare in Normandia, ad Etretat, dove torna qualche anno più tardi in compagnia di Diaz de la Peña e del figlio. Qui Courbet esegue opere notevoli, due delle quali vengono scelte da presentare al Salon del 1870.
Gustave Courbet, questo ormai celebre pittore, odiato da alcuni e amato da altri, è uno dei grandi personaggi d’opposizione al regime imperiale. Fedele repubblicano, la sua disapprovazione è sincera, costante, intransigente e non smette di contestare, sia con le sue opere sia con le parole il potere napoleonico.
Nel 1871 viene eletto membro della Comune e presidente della Commissione degli artisti per la tutela delle opere d’arte. Detta commissione insediatasi al Louvre, si dedica con grande efficienza a salvare le opere d’arte, minacciate dal bombardamenti dei Prussiani contro Parigi. La Commissione vota un decreto che ordina la demolizione della Colonna Vendôme avvenuta il 16 maggio 1871 in ragione del fatto che tale monumento “…è privo di qualsiasi valore artistico e che per il suo significato è inteso a perpetuare le idee di guerra e di conquista proprie della dinastia imperiale…”; Courbet è accusato di sommossa, attentato e complicità nella distruzione del monumento e condannato a sei mesi di carcere. Nel 1873 un nuovo arresto lo condanna a pagare le spese di riparazione della colonna Vendôme. Nel 1873 fugge in Svizzera dove vive gli ultimi anni della sua vita, in esilio.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Alençon; Bayonne (Musée Bonnat); Besançon; Caen; Carcassonne; Digione; Douai; Grenoble; Langres; Le Havre; Lione; Lille; Versailles; Marsiglia; Montpellier (Musée Fabre); Morlais; Mulhouse; Nantes; Nizza; Parigi (Musée d’Orsay, Bilbliothèque Nationale, Louvre, Musée du Petit Palais); Ornans; Roanne; Rouen; Dresda, L’Aia (Museo Mesdag), Amsterdam, Rotterdam (Musée Boymans) - Olanda; Francoforte, Monaco (Staatsgemaldesammlungen), Brema, Friburgo, Amburgo, Berlino, Mannheim, Stoccarda, Germania; Losanna (Museo Cantonale), Ginevra, Vevey, Basilea, Svizzera; Copenaghen (Ny Carlsberg Glyptotheca), Danimarca; Goteborg, Stoccolma (Nationalmuseum), Svezia; Liegi, Bruxelles, Belgio; Londra (Victoria and Albert Museum, National Gallery); Mosca (Galleria Tretiakoff), Unione Sovietica; New York (Metropolitan Museum); Washington; Boston (Museum of Fine Arts), Millbank; Cincinnati; Merion, Pennsylvania (Barnes Foundation); Cleveland, Chicago; Detroit, Stati Uniti.
Bibliografia:
G. Boudailles, Gustave Courbet, Milano, Alfieri & Lacroix Editore, 1969; F. Lespinasse, La Normandie vue par les peintres, Losanna, Edita, 1988; G. Testori, Courbet e l’informale, Milano, Fabbri Editori, 1988; Courbet, Artiste e promoteur de son oeuvre (Musée cantonal des Beaux-Arts de Lausanne, 21.11.1998/21.02.1999, Nationalmuseum de Stockholm, 25.03/30.05.1999), Parigi, Flammarion, 1998
Nell’inverno 1949-50 l’artista dà inizio ad un periodo di intensa creazione pittorica che si sviluppa sino al 1866 con una forza piuttosto rara nella storia dell’arte. Questa immensa capacità di lavoro non si smentisce mai sino alla fine della sua vita. Spesso dipinge temi sociali come Lo spaccatore di pietre (1850) che rappresentano un involontario attacco contro il regime sociale. Il suo capolavoro, il Funerale ad Ornans (1850) riscuote vive critiche e polemiche; ciò nonostante è sostenuto dai giovani critici e scrittori, come Champfleury e Baudelaire.
Courbet è anche un pittore di paesaggi e di marine di un realismo appassionato e poetico che trova i soggetti da dipingere in tutti i luoghi da lui visitati, tra il verde soave e nelle asperità del suo paese o durante le escursioni nei dintorni di Montpellier nel 1854; a Palavas e a Maquelone in Camargue. E’ nel sud della Francia infatti che Courbet ha la “rivelazione” del mare. In seguito, accompagnato dall’amico Scranne, scopre la Manica e, nel 1859, conosce Boudin che lo accompagna a Honfleur e gli presenta Monet.
Se nei paesaggi e nelle marine usa la spatola sulla tavolozza con la stessa energia di un muratore che usa la sua cazzuola, al contrario, per i ritratti delle belle donne, ha delicatezze e raffinatezze eccezionali.
Coerente con le sue idee di repubblicano, quando alcune sue opere sono rifiutate all’Esposizione Universale del 1855 voluta dall’Imperatore, Courbet organizza una mostra a sue spese, il “Padiglione del realismo” restando escluso dalle mostre ufficiali organizzate durante il regno di Napoleone III.
Una delle opere più importanti di quest’esposizione personale è L’Atelier, che suscita infiniti commenti. Per Courbet quest’opera è più di un simbolo, un vessillo. Il titolo originale è infatti: “Allegoria reale che definisce una fase settennale della mia vita artistica”. I personaggi ritratti, oltre a rappresentare il legame d’amicizia che li lega all’artista, sono delle allegorie: Bruyas incarna il mecenate senza il quale il pittore non può vivere, Baudelaire la poesia, Courbet stesso l’arte in genere, ecc.
La mostra è un disastro dal punto di vista finanziario ma è estremamente redditizia sul piano della fama.
Lo stesso anno Courbet è a capo della “Scuola di Realisti”, dipingendo spesso nella foresta di Fontainebleau. Il suo dipinto Le due amiche (1863) viene rifiutato al Salon per immoralità.
Nel 1867 il pittore lascia Parigi per soggiornare in Normandia, ad Etretat, dove torna qualche anno più tardi in compagnia di Diaz de la Peña e del figlio. Qui Courbet esegue opere notevoli, due delle quali vengono scelte da presentare al Salon del 1870.
Gustave Courbet, questo ormai celebre pittore, odiato da alcuni e amato da altri, è uno dei grandi personaggi d’opposizione al regime imperiale. Fedele repubblicano, la sua disapprovazione è sincera, costante, intransigente e non smette di contestare, sia con le sue opere sia con le parole il potere napoleonico.
Nel 1871 viene eletto membro della Comune e presidente della Commissione degli artisti per la tutela delle opere d’arte. Detta commissione insediatasi al Louvre, si dedica con grande efficienza a salvare le opere d’arte, minacciate dal bombardamenti dei Prussiani contro Parigi. La Commissione vota un decreto che ordina la demolizione della Colonna Vendôme avvenuta il 16 maggio 1871 in ragione del fatto che tale monumento “…è privo di qualsiasi valore artistico e che per il suo significato è inteso a perpetuare le idee di guerra e di conquista proprie della dinastia imperiale…”; Courbet è accusato di sommossa, attentato e complicità nella distruzione del monumento e condannato a sei mesi di carcere. Nel 1873 un nuovo arresto lo condanna a pagare le spese di riparazione della colonna Vendôme. Nel 1873 fugge in Svizzera dove vive gli ultimi anni della sua vita, in esilio.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Alençon; Bayonne (Musée Bonnat); Besançon; Caen; Carcassonne; Digione; Douai; Grenoble; Langres; Le Havre; Lione; Lille; Versailles; Marsiglia; Montpellier (Musée Fabre); Morlais; Mulhouse; Nantes; Nizza; Parigi (Musée d’Orsay, Bilbliothèque Nationale, Louvre, Musée du Petit Palais); Ornans; Roanne; Rouen; Dresda, L’Aia (Museo Mesdag), Amsterdam, Rotterdam (Musée Boymans) - Olanda; Francoforte, Monaco (Staatsgemaldesammlungen), Brema, Friburgo, Amburgo, Berlino, Mannheim, Stoccarda, Germania; Losanna (Museo Cantonale), Ginevra, Vevey, Basilea, Svizzera; Copenaghen (Ny Carlsberg Glyptotheca), Danimarca; Goteborg, Stoccolma (Nationalmuseum), Svezia; Liegi, Bruxelles, Belgio; Londra (Victoria and Albert Museum, National Gallery); Mosca (Galleria Tretiakoff), Unione Sovietica; New York (Metropolitan Museum); Washington; Boston (Museum of Fine Arts), Millbank; Cincinnati; Merion, Pennsylvania (Barnes Foundation); Cleveland, Chicago; Detroit, Stati Uniti.
Bibliografia:
G. Boudailles, Gustave Courbet, Milano, Alfieri & Lacroix Editore, 1969; F. Lespinasse, La Normandie vue par les peintres, Losanna, Edita, 1988; G. Testori, Courbet e l’informale, Milano, Fabbri Editori, 1988; Courbet, Artiste e promoteur de son oeuvre (Musée cantonal des Beaux-Arts de Lausanne, 21.11.1998/21.02.1999, Nationalmuseum de Stockholm, 25.03/30.05.1999), Parigi, Flammarion, 1998