Maurice Denis
Granville, Francia, 1870 - Saint-Germain-en-Laye, Francia, 1943
La personalità di Denis inizia a manifestarsi pienamente solo dopo il 1890, durante il soggiorno a Pont-Aven; qui l’artista conosce il successo, proponendo soprattutto temi religiosi, tanto da essere soprannominato il “Nabi delle belle icone”.
Dopo i brillanti studi al Liceo Condorcet di Parigi, nel 1888 entra all’Académie Julian dove incontra Pierre Bonnard, Edouard Vuillard, Paul Ranson e Paul Sérusier che, appena tornato da un soggiorno a Pont-Aven, inizia il gruppo al Sintetismo. Sulla base dei principi appresi da Sérusier, questi artisti formano il gruppo dei Nabis (Profeti in lingua ebraica); rifiutando l’Impressionismo, si dichiarano discepoli di Paul Gauguin. La rivelazione del nuovo modo di dipingere è confermata dalla visita all’esposizione di artisti dissidenti denominatisi “Gruppo impressionista e sintetista”, tenutasi presso il Café Volpini di Parigi dove Emile Bernard, Paul Gauguin, Emile Schuffenecker, Louis Anquetin, Charles Laval, Louis Roy espongono una serie di opere molto innovative.
Nel frattempo Denis entra alla scuola di Belle Arti; nel 1890 espone per la prima volta al Salon e pubblica il manifesto dei Nabis nella rivista “Art et Critique”. Tra le sue formule dottrinali una è diventata famosa “Bisogna ricordarsi che un quadro, prima di essere un cavallo di battaglia, una donna nuda o un qualsiasi aneddoto, è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori, accostati in un certo modo”. Nel 1893 Maurice Denis interviene nella decorazione del “Théâtre de L’Oeuvre” fondato da Lugné-Poe, suo amico e compagno al Liceo Condorcet di Parigi.
La personalità di Denis inizia a manifestarsi pienamente solo dopo il 1890, durante il soggiorno a Pont-Aven; qui l’artista conosce il successo, proponendo soprattutto temi religiosi, tanto da essere soprannominato il “Nabi delle belle icone”.
Denis piace perché infonde un senso d’intimità e d’attualità nella sacra pittura raffigurando episodi della Genesi o scene mitologiche con i paesaggi bretoni sullo sfondo. Per Denis non ha senso riprodurre la natura e la vita in modo approssimativo; al contrario, è necessario rendere le proprie emozioni e i propri sogni rappresentandoli attraverso colori e forme armoniose.
Nell’ultimo decennio del secolo Denis crea alcune opere che si possono collocare nell’ambito di quel rinnovamento delle arti decorative lanciato in Inghilterra da William Morris che, diffusosi da Bruxelles in Francia, viene chiamato Art Nouveau. Si tratta di decorazioni per carte da parati, paraventi, abat jours, pannelli decorativi, progetti per vetrate, ecc. Al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts del 1891 cominciavano infatti ad essere esposti anche oggetti d’arte al fine di promuovere la fusione di tutte le espressioni artistiche: pittura, scultura, arti grafiche e arti applicate.
Nel 1897 Denis visita la Toscana, dove studia le opere di Piero della Francesca, del Ghirlandaio, di Botticelli, Frà Angelico, traendone ispirazione per molte composizioni. L’anno successivo Denis scopre Roma, luogo significativo per la sua pittura, che lo condurrà dal Simbolismo ad un nuovo ordine classico. A Roma incontra lo scrittore André Gide e con lui intavola entusiasmati discussioni letterarie, artistiche e soprattutto religiose. Come la religione cristiana con i suoi dettami e le sue pratiche di culto è in grado di preservare la dignità della vita, allo stesso modo il pittore, per preservare la dignità della sua arte, deve elevarsi al di sopra della soggettività delle emozioni e delle sensazioni. In una lettera a Vuillard, Denis afferma: “credo che noi abbiamo torto nel richiedere all’opera d’arte un piacere immediato, un gradimento esteriore …”; aggiunge inoltre, riferendosi a Michelangelo, che “sebbene nulla sia più brutto del Giudizio Finale, è pur sempre una delle meraviglie della pittura. L’arte classica è fatta di sacrifici, di rinunce, di ragionamento teorico ed estetico, a scapito del dono naturale e del lavoro istintivo del pittore”.
Rompe quindi con i Nabis e prosegue la sua opera dipingendo con il solito cromatismo chiaro e allegro; la tavolozza si arricchisce, il modellato diventa più saldo e la prospettiva è di nuovo importante. Studia profondamente Ingres e Poussin ed entra in relazione con l’ambiente intellettuale dell’epoca.
Sebbene Denis conosca l’opera di Cézanne da molto tempo, nel 1898 si rinnova il suo interesse per il maestro di Aix, poiché comprende che Cézanne si trova nella sua stessa situazione di conflitto interiore. Da una parte è forte il sentimento che gli consente di preservare l’autenticità dell’emozione iniziale, dall’altra vi è la coscienza, davanti all’esempio degli antichi maestri, della necessità di “costruire”, di “realizzare”.
Emblema di quest’ammirazione è il dipinto che Denis realizza nel 1900 con il titolo Omaggio a Cézanne. L’opera raffigura il gruppo dei pittori Nabis che, nella galleria di Vollard, ammirano una natura morta di Cézanne. L’acquisto immediato da parte di Andrè Gide di questo “manifesto” del passaggio tra il passato (Nabis) e il futuro ordine cézanniano, conferma le discussioni avute tra i due a Roma.
Nel 1903 è uno dei fondatori del Salon d’Automne dove promuove l’apertura di una sezione per l’arte religiosa. Lo stesso anno è nominato maestro all’Académie Ranson, ma abbandonerà l’insegnamento nel 1919 per creare “Les Ateliers d’Art Sacré”, frequentati da molti allievi e destinati al rinnovamento della pittura religiosa. Denis è stato uno dei rari grandi decoratori della sua epoca, in grado di gestire opere di vaste superfici. Tra i cicli decorativi più importanti si citano: la decorazione per la chiesa Sainte-Croix du Vésinet (1901-1903); il soffitto e i fregi nel Théâtre des Champs Elysées (1912); le decorazioni nel Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra.
Denis ha illustrato numerose opere della letteratura moderna (da André Gide a Paul Verlaine) e antica (Dante Alighieri, San Francesco d’Assisi). Nel 1932 è eletto membro dell’Académie des Beaux-Arts a consacrazione onorifica della ricca carriera artistica.
All’artista sono state dedicate molte mostre antologiche: nel 1922 a Venezia; nel 1924 al Musée d’Art Décoratifs di Parigi.
Nel 1932 partecipa al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts.
Durante il periodo di guerra, dal 1941 al 1943 circa, si rifugia spesso a Thonon-les-Bains, sul lago di Lemano, dove esegue due cicli decorativi, per la basilica e per il Pensionnat de Crête.
Due anni dopo la morte, nel 1945, il Musée d’Art Moderne di Parigi gli organizza una mostra retrospettiva come pure il Musée de l’Orangerie nel 1970, in occasione del centenario della nascita.
Nel 1980 a Saint-Germain-en-Laye viene inaugurato un museo dedicato a “Maurice Denis e il suo tempo”.
Nel 2006-2007, il Musée d’Orsay di Parigi, omaggia l’artista con un’importante esposizione che include tutti i periodi dell’artista; la stessa mostra verrà riproposta al Musée des Beaux-Arts di Montréal, ed in Italia, al Museo Mart di Rovereto.
Nel 2012 è stata presentata la mostra Maurice Denis, "Nabi aux belles icônes", al Musée des Impressionnismes di Giverny, con la collaborazione degli eredi dell’artista e il Museo Maurice Denis de Saint-Germain-en-Laye.
Principali musei in cui sono conservate le sue opere:
Albi, Musée Toulouse-Lautrec
Autun, Musée Rolin
Bayonne, Musée Bonnat
Digione, Musée des Beaux-Arts
Nantes, Musée des Beaux-Arts
Parigi: Bibliothèque Nationale, Musée d’Art Moderne, Musée d’Orsay, Musée des Arts Décoratifs
Quimper, Musée des Beaux-Arts
Saint-Germain-en-Laye, Musée Départemental du Prieuré
Neuss, Museo Clemens Sels
Nel frattempo Denis entra alla scuola di Belle Arti; nel 1890 espone per la prima volta al Salon e pubblica il manifesto dei Nabis nella rivista “Art et Critique”. Tra le sue formule dottrinali una è diventata famosa “Bisogna ricordarsi che un quadro, prima di essere un cavallo di battaglia, una donna nuda o un qualsiasi aneddoto, è essenzialmente una superficie piana ricoperta di colori, accostati in un certo modo”. Nel 1893 Maurice Denis interviene nella decorazione del “Théâtre de L’Oeuvre” fondato da Lugné-Poe, suo amico e compagno al Liceo Condorcet di Parigi.
La personalità di Denis inizia a manifestarsi pienamente solo dopo il 1890, durante il soggiorno a Pont-Aven; qui l’artista conosce il successo, proponendo soprattutto temi religiosi, tanto da essere soprannominato il “Nabi delle belle icone”.
Denis piace perché infonde un senso d’intimità e d’attualità nella sacra pittura raffigurando episodi della Genesi o scene mitologiche con i paesaggi bretoni sullo sfondo. Per Denis non ha senso riprodurre la natura e la vita in modo approssimativo; al contrario, è necessario rendere le proprie emozioni e i propri sogni rappresentandoli attraverso colori e forme armoniose.
Nell’ultimo decennio del secolo Denis crea alcune opere che si possono collocare nell’ambito di quel rinnovamento delle arti decorative lanciato in Inghilterra da William Morris che, diffusosi da Bruxelles in Francia, viene chiamato Art Nouveau. Si tratta di decorazioni per carte da parati, paraventi, abat jours, pannelli decorativi, progetti per vetrate, ecc. Al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts del 1891 cominciavano infatti ad essere esposti anche oggetti d’arte al fine di promuovere la fusione di tutte le espressioni artistiche: pittura, scultura, arti grafiche e arti applicate.
Nel 1897 Denis visita la Toscana, dove studia le opere di Piero della Francesca, del Ghirlandaio, di Botticelli, Frà Angelico, traendone ispirazione per molte composizioni. L’anno successivo Denis scopre Roma, luogo significativo per la sua pittura, che lo condurrà dal Simbolismo ad un nuovo ordine classico. A Roma incontra lo scrittore André Gide e con lui intavola entusiasmati discussioni letterarie, artistiche e soprattutto religiose. Come la religione cristiana con i suoi dettami e le sue pratiche di culto è in grado di preservare la dignità della vita, allo stesso modo il pittore, per preservare la dignità della sua arte, deve elevarsi al di sopra della soggettività delle emozioni e delle sensazioni. In una lettera a Vuillard, Denis afferma: “credo che noi abbiamo torto nel richiedere all’opera d’arte un piacere immediato, un gradimento esteriore …”; aggiunge inoltre, riferendosi a Michelangelo, che “sebbene nulla sia più brutto del Giudizio Finale, è pur sempre una delle meraviglie della pittura. L’arte classica è fatta di sacrifici, di rinunce, di ragionamento teorico ed estetico, a scapito del dono naturale e del lavoro istintivo del pittore”.
Rompe quindi con i Nabis e prosegue la sua opera dipingendo con il solito cromatismo chiaro e allegro; la tavolozza si arricchisce, il modellato diventa più saldo e la prospettiva è di nuovo importante. Studia profondamente Ingres e Poussin ed entra in relazione con l’ambiente intellettuale dell’epoca.
Sebbene Denis conosca l’opera di Cézanne da molto tempo, nel 1898 si rinnova il suo interesse per il maestro di Aix, poiché comprende che Cézanne si trova nella sua stessa situazione di conflitto interiore. Da una parte è forte il sentimento che gli consente di preservare l’autenticità dell’emozione iniziale, dall’altra vi è la coscienza, davanti all’esempio degli antichi maestri, della necessità di “costruire”, di “realizzare”.
Emblema di quest’ammirazione è il dipinto che Denis realizza nel 1900 con il titolo Omaggio a Cézanne. L’opera raffigura il gruppo dei pittori Nabis che, nella galleria di Vollard, ammirano una natura morta di Cézanne. L’acquisto immediato da parte di Andrè Gide di questo “manifesto” del passaggio tra il passato (Nabis) e il futuro ordine cézanniano, conferma le discussioni avute tra i due a Roma.
Nel 1903 è uno dei fondatori del Salon d’Automne dove promuove l’apertura di una sezione per l’arte religiosa. Lo stesso anno è nominato maestro all’Académie Ranson, ma abbandonerà l’insegnamento nel 1919 per creare “Les Ateliers d’Art Sacré”, frequentati da molti allievi e destinati al rinnovamento della pittura religiosa. Denis è stato uno dei rari grandi decoratori della sua epoca, in grado di gestire opere di vaste superfici. Tra i cicli decorativi più importanti si citano: la decorazione per la chiesa Sainte-Croix du Vésinet (1901-1903); il soffitto e i fregi nel Théâtre des Champs Elysées (1912); le decorazioni nel Palazzo della Società delle Nazioni a Ginevra.
Denis ha illustrato numerose opere della letteratura moderna (da André Gide a Paul Verlaine) e antica (Dante Alighieri, San Francesco d’Assisi). Nel 1932 è eletto membro dell’Académie des Beaux-Arts a consacrazione onorifica della ricca carriera artistica.
All’artista sono state dedicate molte mostre antologiche: nel 1922 a Venezia; nel 1924 al Musée d’Art Décoratifs di Parigi.
Nel 1932 partecipa al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts.
Durante il periodo di guerra, dal 1941 al 1943 circa, si rifugia spesso a Thonon-les-Bains, sul lago di Lemano, dove esegue due cicli decorativi, per la basilica e per il Pensionnat de Crête.
Due anni dopo la morte, nel 1945, il Musée d’Art Moderne di Parigi gli organizza una mostra retrospettiva come pure il Musée de l’Orangerie nel 1970, in occasione del centenario della nascita.
Nel 1980 a Saint-Germain-en-Laye viene inaugurato un museo dedicato a “Maurice Denis e il suo tempo”.
Nel 2006-2007, il Musée d’Orsay di Parigi, omaggia l’artista con un’importante esposizione che include tutti i periodi dell’artista; la stessa mostra verrà riproposta al Musée des Beaux-Arts di Montréal, ed in Italia, al Museo Mart di Rovereto.
Nel 2012 è stata presentata la mostra Maurice Denis, "Nabi aux belles icônes", al Musée des Impressionnismes di Giverny, con la collaborazione degli eredi dell’artista e il Museo Maurice Denis de Saint-Germain-en-Laye.
Principali musei in cui sono conservate le sue opere:
Albi, Musée Toulouse-Lautrec
Autun, Musée Rolin
Bayonne, Musée Bonnat
Digione, Musée des Beaux-Arts
Nantes, Musée des Beaux-Arts
Parigi: Bibliothèque Nationale, Musée d’Art Moderne, Musée d’Orsay, Musée des Arts Décoratifs
Quimper, Musée des Beaux-Arts
Saint-Germain-en-Laye, Musée Départemental du Prieuré
Neuss, Museo Clemens Sels
