Felice Filippini
Arbedo, Bellinzona, 1917 - Muzzano di Arbedo, 1988
Nel 1952 vince il Premio Isole di Brissago, nel 1953 il Premio Veillon per le arti figurative, nel 1954 il Premio della III Biennale Internazionale di Bianco e Nero a Lugano, nel 1969 riceve il Premio per la scultura svizzera alla XIX Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea – Premio del Fiorino, Firenze.
Dal 1933 studia al Technicum di Friburgo nella classe dei maestri di disegno; frequenta per un anno il Liceo Maria Hilf di Svitto e dal 1934 al 1937 studia alla scuola magistrale di Locarno.
Compie le prime esperienze artistiche lavorando negli ateliers dei pittori Ugo Zaccheo e Carlo Cotti, ma dal 1938 costituisce un suo atelier personale a Lugano. A partire dal 1936 partecipa a tutte le esposizioni nazionali svizzere.
La prima personale di Felice Filippini, dal titolo “Il Ticino dei giovani”, si tiene a Lugano nel 1945. Nello stesso anno riceve la Borsa Federale per le arti figurative. In seguito, altre mostre gli vengono organizzate nelle più importanti città svizzere, a Parigi e a Praga. Vince diversi premi in Svizzera e in Italia, tra cui il Premio alla Biennale di Venezia per la Critica Internazionale (Ed. Svizzera Italiana), nel 1948.
Dal 1953 è ospitato nelle più prestigiose gallerie italiane: Bevilacqua – La Masa a Venezia, Obelisco di Roma, Bergamini di Milano, Strozzina di Firenze. Nel 1964 la galleria 63 di Roma allestisce una sua importante personale e nel 1965 tiene la prima mostra a Parigi, presso la galerie Motte. Tra il 1968 e il 1969 inizia un ciclo di sculture chiamate Apparizioni nello spazio. Nel 1952 vince il Premio Isole di Brissago, nel 1953 il Premio Veillon per le arti figurative, nel 1954 il Premio della III Biennale Internazionale di Bianco e Nero a Lugano, nel 1969 riceve il Premio per la scultura svizzera alla XIX Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea – Premio del Fiorino, Firenze. Il suo nome appare in moltissime collettive di tutto il mondo e le sue opere figurano in collezioni private svizzere, italiane, francesi, tedesche, inglesi, americane e canadesi e in importanti musei. È senza dubbio l’artista svizzero più premiato, anche se il meno ufficiale.
Studi intensi e liberi lo portano ad affrontare diversi tipi di linguaggio e tecnica: dalla scultura all’arazzo, dall’affresco all’incisione, dai graffiti al mosaico, con una predilezione per l’utilizzo del bianco e nero (“c’est un dessinateur” ha detto di lui a Parigi il grande Foujita), ma è nella pittura che la sua personalità appare più completa e arriva ad anticipare la “nouvelle figuration”.
Si dedica frequentemente ai viaggi, soggiornando in diversi paesi europei, Africa e America. Scrive romanzi, saggi e monografie, spesso inerenti alla sua attività artistica, ad esempio Fare il ritratto di Alberto Giacometti, 1966 per le Edizioni Marino di Locarno, nel quale “con lucida furia scriveva il ritratto e dipingeva le stupende grondanti o essiccate, immagini di Giacometti” (Giancarlo Vigorelli). Il suo primo libro Signore dei poveri morti, (1955) precede di parecchi anni il neorealismo. Tra le sue monografie si citano Felice Filippini, opere giovanili del 1968, L’opera grafica di F.F., Disegni. Filippini scrittore è tradotto in diverse lingue e viene considerato tra i più rappresentativi della Svizzera. E’ inoltre amico e traduttore di Max Frisch e di Friedrich Dürrenmatt.
Compone opere radiofoniche e televisive di interesse internazionale.
Adora l’Italia e vi trascorre molto tempo, quando non lavora presso l’atelier di Muzzano, sopra un laghetto e una vista tra i boschi sul lago di Lugano.
Sue opere si trovano in permanenza alla galleria Michelangelo di Bergamo la quale gli ha dedicato diverse mostre personali, l’ultima nel 1974. L’artista, profondamente legato da lungo tempo alla famiglia Bellini, ha dipinto il ritratto di ognuno dei componenti.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Bibliografia:
P. Courthion, Felice Filippini, Torino, Editrice ILTE, 1971; Felice Filippini presentato da Mario Soldati e Arnold Kohler, Galleria d’Arte Palmieri, Milano, 1973; Felice Filippini, Archivio storico degli artisti internazionale, Istituto Editoriale d’Arte, Milano; Felice Filippini, Autoritratto di una pittura, Centro Internazionale di Studi per le Arti Figurative, 1977.
Compie le prime esperienze artistiche lavorando negli ateliers dei pittori Ugo Zaccheo e Carlo Cotti, ma dal 1938 costituisce un suo atelier personale a Lugano. A partire dal 1936 partecipa a tutte le esposizioni nazionali svizzere.
La prima personale di Felice Filippini, dal titolo “Il Ticino dei giovani”, si tiene a Lugano nel 1945. Nello stesso anno riceve la Borsa Federale per le arti figurative. In seguito, altre mostre gli vengono organizzate nelle più importanti città svizzere, a Parigi e a Praga. Vince diversi premi in Svizzera e in Italia, tra cui il Premio alla Biennale di Venezia per la Critica Internazionale (Ed. Svizzera Italiana), nel 1948.
Dal 1953 è ospitato nelle più prestigiose gallerie italiane: Bevilacqua – La Masa a Venezia, Obelisco di Roma, Bergamini di Milano, Strozzina di Firenze. Nel 1964 la galleria 63 di Roma allestisce una sua importante personale e nel 1965 tiene la prima mostra a Parigi, presso la galerie Motte. Tra il 1968 e il 1969 inizia un ciclo di sculture chiamate Apparizioni nello spazio. Nel 1952 vince il Premio Isole di Brissago, nel 1953 il Premio Veillon per le arti figurative, nel 1954 il Premio della III Biennale Internazionale di Bianco e Nero a Lugano, nel 1969 riceve il Premio per la scultura svizzera alla XIX Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea – Premio del Fiorino, Firenze. Il suo nome appare in moltissime collettive di tutto il mondo e le sue opere figurano in collezioni private svizzere, italiane, francesi, tedesche, inglesi, americane e canadesi e in importanti musei. È senza dubbio l’artista svizzero più premiato, anche se il meno ufficiale.
Studi intensi e liberi lo portano ad affrontare diversi tipi di linguaggio e tecnica: dalla scultura all’arazzo, dall’affresco all’incisione, dai graffiti al mosaico, con una predilezione per l’utilizzo del bianco e nero (“c’est un dessinateur” ha detto di lui a Parigi il grande Foujita), ma è nella pittura che la sua personalità appare più completa e arriva ad anticipare la “nouvelle figuration”.
Si dedica frequentemente ai viaggi, soggiornando in diversi paesi europei, Africa e America. Scrive romanzi, saggi e monografie, spesso inerenti alla sua attività artistica, ad esempio Fare il ritratto di Alberto Giacometti, 1966 per le Edizioni Marino di Locarno, nel quale “con lucida furia scriveva il ritratto e dipingeva le stupende grondanti o essiccate, immagini di Giacometti” (Giancarlo Vigorelli). Il suo primo libro Signore dei poveri morti, (1955) precede di parecchi anni il neorealismo. Tra le sue monografie si citano Felice Filippini, opere giovanili del 1968, L’opera grafica di F.F., Disegni. Filippini scrittore è tradotto in diverse lingue e viene considerato tra i più rappresentativi della Svizzera. E’ inoltre amico e traduttore di Max Frisch e di Friedrich Dürrenmatt.
Compone opere radiofoniche e televisive di interesse internazionale.
Adora l’Italia e vi trascorre molto tempo, quando non lavora presso l’atelier di Muzzano, sopra un laghetto e una vista tra i boschi sul lago di Lugano.
Sue opere si trovano in permanenza alla galleria Michelangelo di Bergamo la quale gli ha dedicato diverse mostre personali, l’ultima nel 1974. L’artista, profondamente legato da lungo tempo alla famiglia Bellini, ha dipinto il ritratto di ognuno dei componenti.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
- Campione (Museo d’Arte Moderna)
- Firenze (Galleria d’Arte Moderna, Palazzo Pitti)
- Ginevra (Musée d’Art etd’Histoire)
- Lugano (Museo Caccia)
- Torino (Museo Civico d’Arte Moderna)
- Venezia (Museo Internazionale d’Arte Moderna)
Bibliografia:
P. Courthion, Felice Filippini, Torino, Editrice ILTE, 1971; Felice Filippini presentato da Mario Soldati e Arnold Kohler, Galleria d’Arte Palmieri, Milano, 1973; Felice Filippini, Archivio storico degli artisti internazionale, Istituto Editoriale d’Arte, Milano; Felice Filippini, Autoritratto di una pittura, Centro Internazionale di Studi per le Arti Figurative, 1977.
