Dante Montanari
Porto Sant'Elpidio, Fermo, 1896 - Milano, 1990
Essenziale, poetica, rivelatrice di una realtà sacra descritta con linguaggio contemporaneo, la produzione artistica di Montanari si rivela fonte di sincerità, capace di guidare chi osserva le sue opere verso una rivelazione di un senso profondo dell'eterno, senza nessun tipo di costrizione cromatica o di figure.
Nacque a Porto Sant'Elpidio, in provincia di Fermo, il 19 luglio 1896. Diplomatosi all'Istituto tecnico di Osimo, dove era preside il padre, si trasferì a Milano, pensando in un primo tempo di frequentare l'Accademia di Belle Arti. Abbandonato il progetto, si trasferì ad Ascoli Piceno, dove imparò a dipingere presso lo studio di uno zio materno, Salvatore Ferrante, insegnante di educazione artistica.
Esordisce alla Permanente di Milano nel 1922 e nel 1923 partecipa alla Quadriennale di Torino con le opere “Mammina” e “Ritorno”. Nel 1925 vince il primo premio al Concorso Nazionale Francescano, indetto dall'Angelicum di Milano.
Ha inoltre preso parte a tutte le Biennali di Venezia dal 1926 al 1956 (dove nel 1934 è vincitore) e, su invito, ha esposto alle Quadriennali Roma dal 1931 al 1956.
Nel 1951 è presente alla mostra “La bella Italiana nella pittura contemporanea”.
Partecipa anche ad esposizioni all’estero: Budapest, Lipsia, Berlino, Stoccarda, Monaco, Colonia, Atene, Birmingham.
Tra i numerosi premi conseguiti si ricordano: Mostra d’Arte Sacra di Padova (1934-1936); Mostra Sindacale della Permanente, Milano (1942); Concorso Nazionale di Figura, Salsomaggiore (1948); I Premio alla Biennale delle Regioni di Ancona (1964); medaglia d’oro alle manifestazioni di pittura contemporanea nel Monferrato (1965); Ginestra d’oro nel Conero (1969); medaglia d’oro alla Mostra commemorativa “Il Morazzone” a Morazzone (1970).
Nel 1960, per iniziativa dell’Angelicum di Milano, un suo quadro, ispirato al tema del figliol prodigo, ha fatto parte di un’esposizione itinerante in Brasile.
Collaborò come critico d'arte al Corriere della Sera e alla rivista novarese Glauco, partecipando inoltre a numerose mostre in Gallerie private, come il Milione, la Gianferrari, la Cairola e la Gussoni a Milano, la Permanente di Torino, la Torre di Bergamo e l'Arte Galleria di Ancona,
Molti sono i temi che Montanari abbraccia nelle sue opere: dal paesaggio, tema viscerale e prominente, alla maternità passando attraverso la spiritualità. In particolare si ricordano due opere a carattere religioso: la prima, “San Francesco tra il lupo e l'agnello”, vincitrice del concorso per il settimo Centenario Francescano dell'Angelicum di Milano, e la seconda, “Via Crucis”, realizzata verso la fine degli anni Cinquanta, in età già matura, composta da 14 tele che rappresentano le ultime tappe della vita di Cristo, assai evocative, esposta solamente vent'anni dopo, negli anni Ottanta presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo e in pochissime altre occasioni successive all'inizio del nuovo millennio, una delle quali proprio a Porto Sant'Elpidio.
Famosi sono anche i suoi scorci di Bergamo alta e quelli marchigiani, la sua pudicizia nel ritrarre nudi femminili ed infine la sua attenzione al tema della solitudine. Essenziale, poetica, rivelatrice di una realtà sacra descritta con linguaggio contemporaneo, la produzione artistica di Montanari si rivela fonte di sincerità, capace di guidare chi osserva le sue opere verso una rivelazione di un senso profondo dell'eterno, senza nessun tipo di costrizione cromatica o di figure.
Assai apprezzato dalla critica e dalla scena artistica della Milano della seconda Metà del Novecento, Montanari rifuggirà qualsiasi tipo di mondanità per dedicarsi completamente alla sua passione.
Esordisce alla Permanente di Milano nel 1922 e nel 1923 partecipa alla Quadriennale di Torino con le opere “Mammina” e “Ritorno”. Nel 1925 vince il primo premio al Concorso Nazionale Francescano, indetto dall'Angelicum di Milano.
Ha inoltre preso parte a tutte le Biennali di Venezia dal 1926 al 1956 (dove nel 1934 è vincitore) e, su invito, ha esposto alle Quadriennali Roma dal 1931 al 1956.
Nel 1951 è presente alla mostra “La bella Italiana nella pittura contemporanea”.
Partecipa anche ad esposizioni all’estero: Budapest, Lipsia, Berlino, Stoccarda, Monaco, Colonia, Atene, Birmingham.
Tra i numerosi premi conseguiti si ricordano: Mostra d’Arte Sacra di Padova (1934-1936); Mostra Sindacale della Permanente, Milano (1942); Concorso Nazionale di Figura, Salsomaggiore (1948); I Premio alla Biennale delle Regioni di Ancona (1964); medaglia d’oro alle manifestazioni di pittura contemporanea nel Monferrato (1965); Ginestra d’oro nel Conero (1969); medaglia d’oro alla Mostra commemorativa “Il Morazzone” a Morazzone (1970).
Nel 1960, per iniziativa dell’Angelicum di Milano, un suo quadro, ispirato al tema del figliol prodigo, ha fatto parte di un’esposizione itinerante in Brasile.
Collaborò come critico d'arte al Corriere della Sera e alla rivista novarese Glauco, partecipando inoltre a numerose mostre in Gallerie private, come il Milione, la Gianferrari, la Cairola e la Gussoni a Milano, la Permanente di Torino, la Torre di Bergamo e l'Arte Galleria di Ancona,
Molti sono i temi che Montanari abbraccia nelle sue opere: dal paesaggio, tema viscerale e prominente, alla maternità passando attraverso la spiritualità. In particolare si ricordano due opere a carattere religioso: la prima, “San Francesco tra il lupo e l'agnello”, vincitrice del concorso per il settimo Centenario Francescano dell'Angelicum di Milano, e la seconda, “Via Crucis”, realizzata verso la fine degli anni Cinquanta, in età già matura, composta da 14 tele che rappresentano le ultime tappe della vita di Cristo, assai evocative, esposta solamente vent'anni dopo, negli anni Ottanta presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo e in pochissime altre occasioni successive all'inizio del nuovo millennio, una delle quali proprio a Porto Sant'Elpidio.
Famosi sono anche i suoi scorci di Bergamo alta e quelli marchigiani, la sua pudicizia nel ritrarre nudi femminili ed infine la sua attenzione al tema della solitudine. Essenziale, poetica, rivelatrice di una realtà sacra descritta con linguaggio contemporaneo, la produzione artistica di Montanari si rivela fonte di sincerità, capace di guidare chi osserva le sue opere verso una rivelazione di un senso profondo dell'eterno, senza nessun tipo di costrizione cromatica o di figure.
Assai apprezzato dalla critica e dalla scena artistica della Milano della seconda Metà del Novecento, Montanari rifuggirà qualsiasi tipo di mondanità per dedicarsi completamente alla sua passione.