Pietro Testa, detto il Lucchesino (attribuito)
Lucca, 1612 - Roma, 1650
Con intento scenografico, quasi da rappresentazione teatrale, l’immediato primo piano è occupato per intero dalla teoria dei personaggi, in posizione fra loro scalata, scandita e ritmata coloristicamente dal succedersi del rosso del manto di Tito, del bianco di quello di Basilide, dell’azzurro della veste della Giustizia ed infine delle varie tonalità di bianco della visione.
Scheda scientifica: Patrizia Giusti Maccari
[…] Al centro della composizione, inginocchiato di fronte a un altare, il vecchio sacerdote Basilide, ritiratosi sul Monte Carmelo, rivolge lo sguardo verso una giovane donna, che la spada sguainata e impugnata nella destra identifica nella Giustizia. Alla sue spalle si scorgono l’imperatore Tito, in abbigliamento
militare, e alcuni dei soldati che lo accompagnano alla guerra contro i Giudei. Con la sinistra la Giustizia
indica una visione di Cristo morto, intendendo, con la perentorietà del gesto, richiamare e convogliare su
di essa l’attenzione anche degli spettatori. Il pallore livido del corpo di Cristo è enfatizzato per contrasto
dal bianco candido della nuvola su cui è adagiato e da quello del lenzuolo che lo avvolge, sostenuto dagli
angeli. Alle loro spalle, circondato da una moltitudine di angioletti, Dio Padre distende il braccio destro
per prendere i dardi infuocati che un angelo gli porge. Con intento scenografico, quasi da rappresentazione teatrale, l’immediato primo piano è occupato per intero dalla teoria dei personaggi, in posizione fra
loro scalata, scandita e ritmata coloristicamente dal succedersi del rosso del manto di Tito, del bianco di
quello di Basilide, dell’azzurro della veste della Giustizia ed infine delle varie tonalità di bianco della visione. I personaggi principali sono collegati fra loro mediante una diagonale che, partendo dal piede di Tito
sfiora le mani di Basilide e della Giustizia per arrivare a quella in cui Dio tiene i dardi. Un paesaggio collinare e un cielo, rischiarato all’orizzonte da una luce rosa intenso e attraversato da dense nuvole, chiudono la composizione sullo sfondo.
Soggetto della scena è quindi la sosta compiuta da Tito sul Monte Carmelo per consultare Basilide sulle
sorti della guerra che lo porterà alla conquista di Gerusalemme. Oltre a predirgli la vittoria, il sacerdote
gli manifesta lo sdegno di Dio nei confronti del popolo ebraico, ritenuto responsabile della morte di Gesù
Cristo, e pertanto – secondo la Vindicta Salvatoris – fatto oggetto della sua punizione. […]
[…] l’opera, in ottimo stato di conservazione, oltre che per la notevole resa stilistica, si segnala come
importante integrazione alla conoscenza del percorso pittorico del Testa, ancora abbastanza nebuloso e
bisognoso di approfondimento a differenza di quello grafico.
P.G.M.
[…] Al centro della composizione, inginocchiato di fronte a un altare, il vecchio sacerdote Basilide, ritiratosi sul Monte Carmelo, rivolge lo sguardo verso una giovane donna, che la spada sguainata e impugnata nella destra identifica nella Giustizia. Alla sue spalle si scorgono l’imperatore Tito, in abbigliamento
militare, e alcuni dei soldati che lo accompagnano alla guerra contro i Giudei. Con la sinistra la Giustizia
indica una visione di Cristo morto, intendendo, con la perentorietà del gesto, richiamare e convogliare su
di essa l’attenzione anche degli spettatori. Il pallore livido del corpo di Cristo è enfatizzato per contrasto
dal bianco candido della nuvola su cui è adagiato e da quello del lenzuolo che lo avvolge, sostenuto dagli
angeli. Alle loro spalle, circondato da una moltitudine di angioletti, Dio Padre distende il braccio destro
per prendere i dardi infuocati che un angelo gli porge. Con intento scenografico, quasi da rappresentazione teatrale, l’immediato primo piano è occupato per intero dalla teoria dei personaggi, in posizione fra
loro scalata, scandita e ritmata coloristicamente dal succedersi del rosso del manto di Tito, del bianco di
quello di Basilide, dell’azzurro della veste della Giustizia ed infine delle varie tonalità di bianco della visione. I personaggi principali sono collegati fra loro mediante una diagonale che, partendo dal piede di Tito
sfiora le mani di Basilide e della Giustizia per arrivare a quella in cui Dio tiene i dardi. Un paesaggio collinare e un cielo, rischiarato all’orizzonte da una luce rosa intenso e attraversato da dense nuvole, chiudono la composizione sullo sfondo.
Soggetto della scena è quindi la sosta compiuta da Tito sul Monte Carmelo per consultare Basilide sulle
sorti della guerra che lo porterà alla conquista di Gerusalemme. Oltre a predirgli la vittoria, il sacerdote
gli manifesta lo sdegno di Dio nei confronti del popolo ebraico, ritenuto responsabile della morte di Gesù
Cristo, e pertanto – secondo la Vindicta Salvatoris – fatto oggetto della sua punizione. […]
[…] l’opera, in ottimo stato di conservazione, oltre che per la notevole resa stilistica, si segnala come
importante integrazione alla conoscenza del percorso pittorico del Testa, ancora abbastanza nebuloso e
bisognoso di approfondimento a differenza di quello grafico.
P.G.M.