Alessandro Varotari, detto il Padovanino
Padova, 1588 - Venezia, 1648
Nella chiesa del Carmine lascia nel 1638 una delle sue opere più significative: il Miracolo di s. Liberale. E’ di fondamentale importanza il referto dello storico Boschini sull’esercizio di copia effettuato dal giovane Padovanino sugli affreschi di Tiziano alla Scuola del Santo di Padova. In effetti, la prima opera nota dell’artista, L’incredulità di S. Tommaso, ora in S. Lucia a Padova, datata 1610, mostra precisi rapporti con il Tiziano.
Sebbene le fonti non diano alcuna informazione sulla formazione del Padovanino, si può ipotizzare che sia stato in rapporto con Damiano Mazza, il cui tizianismo costituirebbe, secondo lo storico dell’arte Fiocco, il tramite necessario al Varotari per accedere all’esperienza del linguaggio del Vecellio.
E’ di fondamentale importanza il referto dello storico Boschini sull’esercizio di copia effettuato dal giovane Padovanino sugli affreschi di Tiziano alla Scuola del Santo di Padova. In effetti, la prima opera nota dell’artista, L’incredulità di S. Tommaso, ora in S. Lucia a Padova, datata 1610, mostra precisi rapporti con il Tiziano, filtrati tuttavia, da una nuova sensibilità formale che si esprime in modi di controllato purismo nella cadenza grave dei gesti, nel disegno dei panneggi.
Trasferitosi a Venezia nel 1614, si colloca appunto in questi anni il problema del viaggio romano dell’artista che il Boschini pone dopo l’esperienza tizianesca del primo periodo padovano. Al viaggio fa cenno lo stesso Padovanino nella sua lettera al Senato del 1631. Alla sua definizione temporale contribuisce la seconda opera databile, la Vittoria dei Camotesi sui Normanni, oggi a Brera, del 1618.
La tela braidense infatti rivela, nei nudi riversi in primo piano, evidenti riprese dei telamoni carracceschi della Galleria Farnese, trattati però secondo una stesura pittorica che definisce in modo marcato al Palma il Giovane. Non casuali riferimenti carracceschi si colgono nel Trionfo di Teti, oggi all’Accademia Carrara, nel quale anche le citazioni da Michelangelo indicano la vicinanza del soggiorno romano.
L’esperienza figurativa dell’artista sembra quindi, in questa fase, consumarsi tra i poli di Tiziano e, in modo minore, di Annibale Carracci.
E ancora, le Nozze di Cana, del 1622, oggi alla Scuola Grande di S. Marco, innestano modi di fondamentale tizianismo in un contesto scenografico di gusto veronesiano.
E’ possibile che il Padovanino abbia soggiornato una seconda volta a Roma, verso il 1625. D’ora innanzi la carriera dell’artista si svolgerà sul filo di un rinvigorito e personale tizianismo che ha esiti di asseverato squadro monumentale nel S. Marco della collezione Pellegrini, nelle Presentazioni al tempio di Bergamo e Londra, di straordinaria ampiezza scenica e infine nel Tobiolo e l’angelo di Washington, esemplato sul Tiziano in S. Marziale a Venezia.
Il percorso successivo dell’artista, dal 1630 in poi, sembra abbandonare il pur timido sperimentalismo che connota l’attività precedente a favore di uno sviluppo in chiave neotizianesca. E’ inoltre possibile recuperare l’accendersi di un cromatismo che, sulla base degli accordi del giovane Tiziano, procede ormai in modo autonomo, in una definizione delle stesure cromatiche che, nel rialzarsi ed arricchirsi del suo volume, tiene conto probabilmente dell’arrivo a Venezia di Bernardo Strozzi tra il 1630 e il 1631. Prodotto esemplare di questo sviluppo è il tondo della Marciana del 1635, appunto condotto in parallelo con lo Strozzi.
Il colorismo sgargiante e le tendenze antinaturalistiche di questi dipinti hanno prosecuzione nelle opere successive al 1635, dalle Storie di S. Andrea Avellino dei Bolentini al Ratto di Europa della Pinacoteca di Siena.
Si susseguono intanto importanti commissioni ufficiali, come quella della Parabola delle Vergini per il soffitto dell’ospedale degli Incurabili, tra il 1635 e 1637.
Nella chiesa del Carmine lascia nel 1638 una delle sue opere più significative il Miracolo di s. Liberale.
Principali musei e luoghi di culto in cui sono conservate le sue opere:
Bergamo, Accademia Carrara
Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco
Firenze, Galleria degli Uffizi
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte
Cremona, Museo Civico
Dresda, Gemalde galerie
Londra, National Gallery
Dublino, National Gallery of Ireland
Leningrado, Museo dell’Ermitage
Grenoble, Museo di Belle Arti
Bucarest, Museo d’Arte
Cracovia, Museo Nazionale
E’ di fondamentale importanza il referto dello storico Boschini sull’esercizio di copia effettuato dal giovane Padovanino sugli affreschi di Tiziano alla Scuola del Santo di Padova. In effetti, la prima opera nota dell’artista, L’incredulità di S. Tommaso, ora in S. Lucia a Padova, datata 1610, mostra precisi rapporti con il Tiziano, filtrati tuttavia, da una nuova sensibilità formale che si esprime in modi di controllato purismo nella cadenza grave dei gesti, nel disegno dei panneggi.
Trasferitosi a Venezia nel 1614, si colloca appunto in questi anni il problema del viaggio romano dell’artista che il Boschini pone dopo l’esperienza tizianesca del primo periodo padovano. Al viaggio fa cenno lo stesso Padovanino nella sua lettera al Senato del 1631. Alla sua definizione temporale contribuisce la seconda opera databile, la Vittoria dei Camotesi sui Normanni, oggi a Brera, del 1618.
La tela braidense infatti rivela, nei nudi riversi in primo piano, evidenti riprese dei telamoni carracceschi della Galleria Farnese, trattati però secondo una stesura pittorica che definisce in modo marcato al Palma il Giovane. Non casuali riferimenti carracceschi si colgono nel Trionfo di Teti, oggi all’Accademia Carrara, nel quale anche le citazioni da Michelangelo indicano la vicinanza del soggiorno romano.
L’esperienza figurativa dell’artista sembra quindi, in questa fase, consumarsi tra i poli di Tiziano e, in modo minore, di Annibale Carracci.
E ancora, le Nozze di Cana, del 1622, oggi alla Scuola Grande di S. Marco, innestano modi di fondamentale tizianismo in un contesto scenografico di gusto veronesiano.
E’ possibile che il Padovanino abbia soggiornato una seconda volta a Roma, verso il 1625. D’ora innanzi la carriera dell’artista si svolgerà sul filo di un rinvigorito e personale tizianismo che ha esiti di asseverato squadro monumentale nel S. Marco della collezione Pellegrini, nelle Presentazioni al tempio di Bergamo e Londra, di straordinaria ampiezza scenica e infine nel Tobiolo e l’angelo di Washington, esemplato sul Tiziano in S. Marziale a Venezia.
Il percorso successivo dell’artista, dal 1630 in poi, sembra abbandonare il pur timido sperimentalismo che connota l’attività precedente a favore di uno sviluppo in chiave neotizianesca. E’ inoltre possibile recuperare l’accendersi di un cromatismo che, sulla base degli accordi del giovane Tiziano, procede ormai in modo autonomo, in una definizione delle stesure cromatiche che, nel rialzarsi ed arricchirsi del suo volume, tiene conto probabilmente dell’arrivo a Venezia di Bernardo Strozzi tra il 1630 e il 1631. Prodotto esemplare di questo sviluppo è il tondo della Marciana del 1635, appunto condotto in parallelo con lo Strozzi.
Il colorismo sgargiante e le tendenze antinaturalistiche di questi dipinti hanno prosecuzione nelle opere successive al 1635, dalle Storie di S. Andrea Avellino dei Bolentini al Ratto di Europa della Pinacoteca di Siena.
Si susseguono intanto importanti commissioni ufficiali, come quella della Parabola delle Vergini per il soffitto dell’ospedale degli Incurabili, tra il 1635 e 1637.
Nella chiesa del Carmine lascia nel 1638 una delle sue opere più significative il Miracolo di s. Liberale.
Principali musei e luoghi di culto in cui sono conservate le sue opere:
Bergamo, Accademia Carrara
Milano, Pinacoteca del Castello Sforzesco
Firenze, Galleria degli Uffizi
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte
Cremona, Museo Civico
Dresda, Gemalde galerie
Londra, National Gallery
Dublino, National Gallery of Ireland
Leningrado, Museo dell’Ermitage
Grenoble, Museo di Belle Arti
Bucarest, Museo d’Arte
Cracovia, Museo Nazionale
