Ernest Van Leyden
Rotterdam, 1892 - Montfort-l'Amaury, Francia, 1969
Pittore inizialmente figurativo, a partire dagli anni cinquanta, si dedicherà all’astrattismo. Gli storici e i critici d’arte, Herbert Read, Gindertael e Michel Ragon si sono interessati molto alle sue opere. Quest’ultimo scrive: “La pittura di Van Leyden ha una qualità rara, che potrebbe sembrare fuori moda e un po' scioccante: è bella. Circostanza aggravante: è bella e gioiosa.”.
Ernst Van Leyden fu allievo all’Accademia delle Belle Arti di Rotterdam. Nel 1916 conobbe Mondrian, Van Doesburg, Van der Leck e il giovane Willem de Kooning gli fece visita nel suo atelier.
Viaggiò a Loosdrecht (vicino ad Amsterdam) e fece dei viaggi anche attorno al Mediterraneo: Marocco, Egitto, Sicilia, Siria, da cui riporta una serie di paesaggi. Soggiornò a Parigi, dove si stabilì nel 1928, e successivamente a Sintra, in Portogallo, con la sua futura moglie Karin, artista e pittrice. Nel 1935 un incendio nell’atelier di Londra distrusse gran parte delle sue opere. La Seconda Guerra mondiale obbligherà lui e sua moglie a esiliare negli Stati Uniti, prima a New York e successivamente vicino a Los Angeles. Frequentò scrittori e musicisti, ai quali fece dei ritratti: Thomas Mann, Henri Miller, Aldous Huxley, Brecht, Dali, Stravinsky. Nel 1958 decise di tornare a vivere a Parigi, nella zona di Montfort l’Amaury dove si stabilì definitivamente.
Van Leyden partecipò nel 1932 alla Biennale di Venezia, nel 1935 all’Esposizione Universale di Bruxelles dove vinse una medaglia d’oro e nel 1961 al Salone delle Nouvelles Realités.
Negli anni venti partecipò con mostre personali a La Haye, Utrecht, Rotterdam, Anvers, Bruxelles, New York, Parigi (Galleria Bernheim-Jeune, Galleria Georges Bernheim, Galleria Zak), nel 1935 Lisbona e Londra e nel 1937 Amsterdam. Durante e dopo la Seconda Guerra mondiale, si fece conoscere negli Stati Uniti: nel 1940 a New York alla Galleria Vivienne, a Los Angeles, a San Francisco… e poi nuovamente nel 1949 a Bruxelles al Museo delle Belle Arti e nel 1959 a Parigi alla Galleria Suffrene. Dal 1962 Ernst Van Leyden continuò ad esporre le più note mostre vennero organizzate alla Galleria Iris Clert a Venezia, Galleria Creuse e Galleria Anderson-Meyer a Parigi e al Whitney Museum di New York.
Nel 1988 e 1989 la Galleria Arnoux a Parigi espose opere dell’artista degli anni cinquanta e sessanta.
A partire dagli anni cinquanta, si dedicò all’astrattismo. Gli storici e i critici d’arte, Herbert Read, Gindertael e Michel Ragon si sono interessati molto alle sue opere. Quest’ultimo scrisse: “La pittura di Van Leyden ha una qualità rara, che potrebbe sembrare fuori moda e un po' scioccante: è bella. Circostanze aggravante: è bella e gioiosa.”.
Musei:
La Haye, Francia
Anvers
Utrecht, Paesi Bassi
Amsterdam
Rotterdam
Bruxelles (Museo delle Belle Arti), Belgio
New York (Galleria Vivienne, Whitney Museum)
Parigi (Galleria Bernheim-Jeune, Galleria Georges Bernheim, Galleria Zak, Galleria Suffrene Galleria Creuse, Galleria Anderson-Meyer, Galleria Arnoux)
Lisbona, Portogallo
Londra, Regno Unito
Los Angeles, California
San Francisco
Venezia (Galleria Iris Clert), Italia
Bibliografia essenziale:
E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976
Van Leyden, catalogo della mostra a cura di Galleria Lorenzelli, Milano, 1962
Viaggiò a Loosdrecht (vicino ad Amsterdam) e fece dei viaggi anche attorno al Mediterraneo: Marocco, Egitto, Sicilia, Siria, da cui riporta una serie di paesaggi. Soggiornò a Parigi, dove si stabilì nel 1928, e successivamente a Sintra, in Portogallo, con la sua futura moglie Karin, artista e pittrice. Nel 1935 un incendio nell’atelier di Londra distrusse gran parte delle sue opere. La Seconda Guerra mondiale obbligherà lui e sua moglie a esiliare negli Stati Uniti, prima a New York e successivamente vicino a Los Angeles. Frequentò scrittori e musicisti, ai quali fece dei ritratti: Thomas Mann, Henri Miller, Aldous Huxley, Brecht, Dali, Stravinsky. Nel 1958 decise di tornare a vivere a Parigi, nella zona di Montfort l’Amaury dove si stabilì definitivamente.
Van Leyden partecipò nel 1932 alla Biennale di Venezia, nel 1935 all’Esposizione Universale di Bruxelles dove vinse una medaglia d’oro e nel 1961 al Salone delle Nouvelles Realités.
Negli anni venti partecipò con mostre personali a La Haye, Utrecht, Rotterdam, Anvers, Bruxelles, New York, Parigi (Galleria Bernheim-Jeune, Galleria Georges Bernheim, Galleria Zak), nel 1935 Lisbona e Londra e nel 1937 Amsterdam. Durante e dopo la Seconda Guerra mondiale, si fece conoscere negli Stati Uniti: nel 1940 a New York alla Galleria Vivienne, a Los Angeles, a San Francisco… e poi nuovamente nel 1949 a Bruxelles al Museo delle Belle Arti e nel 1959 a Parigi alla Galleria Suffrene. Dal 1962 Ernst Van Leyden continuò ad esporre le più note mostre vennero organizzate alla Galleria Iris Clert a Venezia, Galleria Creuse e Galleria Anderson-Meyer a Parigi e al Whitney Museum di New York.
Nel 1988 e 1989 la Galleria Arnoux a Parigi espose opere dell’artista degli anni cinquanta e sessanta.
A partire dagli anni cinquanta, si dedicò all’astrattismo. Gli storici e i critici d’arte, Herbert Read, Gindertael e Michel Ragon si sono interessati molto alle sue opere. Quest’ultimo scrisse: “La pittura di Van Leyden ha una qualità rara, che potrebbe sembrare fuori moda e un po' scioccante: è bella. Circostanze aggravante: è bella e gioiosa.”.
Musei:
La Haye, Francia
Anvers
Utrecht, Paesi Bassi
Amsterdam
Rotterdam
Bruxelles (Museo delle Belle Arti), Belgio
New York (Galleria Vivienne, Whitney Museum)
Parigi (Galleria Bernheim-Jeune, Galleria Georges Bernheim, Galleria Zak, Galleria Suffrene Galleria Creuse, Galleria Anderson-Meyer, Galleria Arnoux)
Lisbona, Portogallo
Londra, Regno Unito
Los Angeles, California
San Francisco
Venezia (Galleria Iris Clert), Italia
Bibliografia essenziale:
E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976
Van Leyden, catalogo della mostra a cura di Galleria Lorenzelli, Milano, 1962