Albert Gleizes
Parigi, 1881 - Saint-Rémy-de-Provence, Francia, 1953
Dopo la scuola secondaria, lavora nello studio di disegno tecnico del padre. Conserverà il rigore di questa esperienza in tutta la sua opera futura e ciò gli faciliterà le ricerche in direzione cubista.
Tra il 1901 e il 1905, durante il servizio militare, comincia a dedicarsi seriamente alla pittura. Espone per la prima volta nel 1902, alla Société Nationale des Beaux-Arts a Parigi, e partecipa al Salon d’Automne del 1903 e del 1904.
Nel 1906, con alcuni amici, tra i quali lo scrittore René Arcos, fonda, nei dintorni di Parigi, l’Abbaye de Créteil, una comunità utopica di artisti e scrittori che si propongono di creare un’arte epica e non allegorica, basata su temi moderni.
Dopo aver praticato una pittura d’ispirazione impressionista che caratterizza i molti paesaggi della Guascogna e della Piccardia, dal 1907 Gleizes comincia ad interessarsi al mondo del lavoro e dell’industria. Testimone della rapida industrializzazione della periferia parigina, spesso raffigura l’attività dei marinai ai bordi della Senna, con spirito a volte naturalista e a volte simbolista. I rari dipinti del 1908 manifestano un nuovo interesse per il colore e lasciano spazio alla breve influenza del Fauvismo.
Nel 1909 Gleizes trascorre l’estate nel cuore dei Pirenei ed entra in contatto con gli esponenti del futuro gruppo cubista: Henri Le Fauçonnier, Fernand Léger, Robert Delaunay e Jean Metzinger. In questo periodo adotta uno stile lineare e stilizzato vicino a quello di Le Fauçonnier. A partire dal 1910 adotta uno stile più analitico, che lo porta alla scomposizione delle forme in molteplici sfaccettature dai colori tenui.
Nel 1910, al Salon des Indépendants espone l’opera L’Arbre che testimonia la sua naturale evoluzione verso il Cubismo. Espone inoltre con il gruppo Fante di Quadri a Mosca; l’anno successivo scrive il primo dei suoi numerosi articoli.
Insieme a Metzinger, Gleizes scrive il volume Du Cubisme, pubblicato nel 1912. In questo testo si afferma fra l'altro che "il mondo visibile diventa mondo reale soltanto per opera del pensiero", a denunciare come, analogamente a tutti i cubisti, l'esordio di Glezies sia realista in senso letterale, essendo la sua intenzione quella di rappresentare una realtà più reale della sua stessa apparenza, nella sua verità nascosta, come filosoficamente intesa da Kant e Schopenhauer, la verità quindi che ci fa vedere il mondo come apparirebbe senza gli inganni della prospettiva, della percezione sensoriale e dell'elaborazione arbitraria che ne fa il nostro occhio imperfetto.
In tal modo Gleizes, con grande sensibilità e lungimiranza, proprio attraverso la definizione di una realtà inafferrabile dai sensi, non conoscibile oggettivamente, ma solo concepibile dalla mente dell'artista ed esprimibile nei termini di libertà assoluta, mentre codifica le premesse cubiste, al tempo stesso anticipa intuitivamente quelle che saranno le aspirazioni del Surrealismo e della ricerca metafisica.
L’anno 1911 è significativo in quanto Gleizes insieme con Delaunay, Le Fauçonnier, Léger, Metzinger espone al Salon des Indépendants nella famosa sala n° 41 che raccoglie le opere del gruppo cubista, le quali suscitano forti critiche da parte del pubblico. Queste opere rappresentano l’evoluzione delle formule elaborate già da qualche anno dagli artisti Picasso e Braque. Nello stesso anno partecipa alla fondazione del gruppo Section d’Or.
Nel 1913 invia a New York, alla mostra dell’Armory Show, l’opera “La femme au phlox”, (già esposta al Salon del 1911) che suscita più scandalo delle opere di Picasso e Braque.
Nel 1914 l’artista è di nuovo sotto le armi, precisamente a Toul, in Lorena. Malgrado le precarie condizioni, non smette di dipingere opere di piccolo formato nelle quali il richiamo al reale non esiste più. In questi anni collabora con il poeta Jean Cocteau e prepara i modelli per i costumi per lo spettacolo teatrale Sogno d’una notte di mezza estate di Shakespeare.
Nei cinque anni successivi, i viaggi fatti a New York, Barcellona e alle Bermude ne influenzano l’evoluzione stilistica.
Nel periodo della permanenza in America è colpito dalle metropoli e suoi soggetti preferiti sono i grattacieli, il ponte di Brooklyn, i cartelli pubblicitari luminosi di Broadway. Gli effetti di dinamismo che rappresenta nelle opere sembrano far eco ai ritmi sincopati della musica jazz alla quale Gleizes si appassiona sin dal suo arrivo a New York.
A Barcellona invece, dove allestisce la prima personale alla Galeries Dalmau, si ispira a motivi spagnoli come quelli delle ballerine e del circo. Nel viaggio di ritorno a New York fa scalo alle Bermude dove dipinge alcuni paesaggi.
Dopo la prima guerra mondiale lo stile di Gleizes evolve sensibilmente; comincia ad usare larghe campiture più o meno geometriche e alterna composizioni puramente astratte ad una figurazione allusiva. partire dal 1918 si concentra su valori spirituali, come riflettono la sua pittura e i suoi scritti. A metà degli anni venti Gleizes cerca di rendere più complessa l’organizzazione del quadro delimitando più compartimenti su una stessa tela, spesso di grande formato, che lega fra loro attraverso grandi cerchi grigi.Nel 1927 fonda, a Sablons, Moly-Sabata, un’altra comunità utopica di artisti e artigiani. Nel 1932 pubblica il libro La Forme et l’histoire, che esamina l’arte romanica, celtica e orientale.
Nel periodo della seconda guerra mondiale, Gleizes, molto scosso dal conflitto, si dedica a soggetti più austeri la cui maestosità è rinforzata dalla scelta di formati monumentali. Cerca inoltre di rinnovare l’arte sacra ispirandosi alle pitture bizantine o medievali che studia e approfondisce. Parallelamente, il ciclo dei “Supporti di contemplazione” sembra favorire l’espressione di un fervore mistico senza il sostegno di una iconografia religiosa esplicita. Scanditi da elementi mobili che trovano la loro origine nelle “rotazioni”, queste composizioni invitano ad una vera e propria “dinamica dello sguardo”.
Negli anni ’30 Gleizes aderisce al gruppo Abstraction-Création ed esegue diverse importanti commissioni, tra le quali le pitture murali per l’Esposition Internationale des Arts di Parigi del 1937.
Nel 1938 partecipa al Salon des Tuileries del 1938 con due decori monumentali sul tema della “Figura nell’arcobaleno”.
Dal 1939 si ritira a Saint-Rémy de Provence, dove continua a lavorare circondato dai suoi discepoli, in un clima di comunità mistica.
Nel 1947 si tiene a Lione, alla Chapelle du Lycée Ampère, una vasta retrospettiva della sua opera.
Nell’ultimo periodo Gleizes esplora il tema degli “Arabeschi”, dove si esprime in modo più libero e la cui testimonianza è evidente nelle illustrazioni per “Les pensée” di Pascal, il suo testamento artistico.
Nel 1952 esegue un importante affresco, per la cappella Les Fontaines a Chantilly.
Principali mostre postume:
Dopo la sua scomparsa, la retrospettiva itinerante più importante ha luogo nel 1964-65 ai Musei Guggenheim di New York, al Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi - Centre Pompidou e al Museo am Ostwall di Dortmund, Germania.
Bisogna attende il 2001 per una nuova retrospettiva, proposta dal Museo Picasso di Barcellona e dal Museo di Belle Arti di Lione, seguita nel 2002 da quella del Centro Culturale di Belém a Lisbona.
Dal 15 ottobre 2008 al 26 gennaio 2009 il Centro Pompidou di Parigi organizza la mostra “Le Futurisme à Paris – une avant-garde explosive” che si propone di analizzare i parallelismi, le influenze e gli scambi tra i pittori futuristi italiani e i cubisti francesi tra i quali, fra i maggiori protagonisti insieme a Picasso e Braque, spicca appunto Albert Gleizes.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Venezia, Museo Peggy Guggeheim
Basilea, Kunstmuseum fur Gegenwartskunst
Ginevra, Petit Palais
Hannover, Sprengel Museum
Sarrebruck, Saarland-Museum
Vienna, Museum Moderner Kunst Stiflung Ludwig
Dublino, National Gallery of Ireland
Grenoble, Musée des Beaux-Arts
Parigi, Musée d’art Moderne de la ville
Lione
Marsiglia, Museo Cantini
Otterloo, Kröller-Müller
Londra, Tate Modern Gallery
Lund, Svezia, Skissernas Museum
Stoccolma, Moderna Museet
Madrid, Museo Thysen-Bornemisza
Gerusalemme, Israeli Museum
Tel-Aviv, Tel Aviv Museum of Art
New York, MoMA, S. Guggenhiem Museum
Baltimora, The Baltimore Museum of Art
Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art
Houston, The Museum of Fine Arts
Minneapolis, The Minneapolis Institute of Arts
New Haven, Yale University, Museum of Art
Dallas, Museum of Art
Wisconsin, Chazen Museum of Art
Cleveland, Museum of Art
Philadelphia, Museum of Art
Providence, Museum of Art, Rhode Island School of Design
San Antonio, McNay Art Museum
Bloomington, Indiana University Art Museum
Washington, National Gallery of Art
Los Angeles, Country Museum
Boston, Mc Mullen Museum
New Hampshire, Hood Museum of Art
San Paolo del Brasile, Museu de Art Contemporanea de Universitade
Toronto, Art Gallery of Ontario
Tokyo, National Museum of Modern Art
Sidney, Art Gallery of New South Wales
Melbourne, National Gallery of Victoria
Adelaide, Art Gallery of South Australia
Bibliografia:
D. Robbins, Albert Gleizes, Ed. Solomon R. Guggenheim, 1964; E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976 ; Gleizes, biographie, Galerie Michèle Heyraud, Paris, 1990; A. Gleizes, D. Robbins, P. Georgel, A. Varichon, Albert Gleizes, Catalogue raisonné, Paris. Somogy, éditions d'art, 1998.
Tra il 1901 e il 1905, durante il servizio militare, comincia a dedicarsi seriamente alla pittura. Espone per la prima volta nel 1902, alla Société Nationale des Beaux-Arts a Parigi, e partecipa al Salon d’Automne del 1903 e del 1904.
Nel 1906, con alcuni amici, tra i quali lo scrittore René Arcos, fonda, nei dintorni di Parigi, l’Abbaye de Créteil, una comunità utopica di artisti e scrittori che si propongono di creare un’arte epica e non allegorica, basata su temi moderni.
Dopo aver praticato una pittura d’ispirazione impressionista che caratterizza i molti paesaggi della Guascogna e della Piccardia, dal 1907 Gleizes comincia ad interessarsi al mondo del lavoro e dell’industria. Testimone della rapida industrializzazione della periferia parigina, spesso raffigura l’attività dei marinai ai bordi della Senna, con spirito a volte naturalista e a volte simbolista. I rari dipinti del 1908 manifestano un nuovo interesse per il colore e lasciano spazio alla breve influenza del Fauvismo.
Nel 1909 Gleizes trascorre l’estate nel cuore dei Pirenei ed entra in contatto con gli esponenti del futuro gruppo cubista: Henri Le Fauçonnier, Fernand Léger, Robert Delaunay e Jean Metzinger. In questo periodo adotta uno stile lineare e stilizzato vicino a quello di Le Fauçonnier. A partire dal 1910 adotta uno stile più analitico, che lo porta alla scomposizione delle forme in molteplici sfaccettature dai colori tenui.
Nel 1910, al Salon des Indépendants espone l’opera L’Arbre che testimonia la sua naturale evoluzione verso il Cubismo. Espone inoltre con il gruppo Fante di Quadri a Mosca; l’anno successivo scrive il primo dei suoi numerosi articoli.
Insieme a Metzinger, Gleizes scrive il volume Du Cubisme, pubblicato nel 1912. In questo testo si afferma fra l'altro che "il mondo visibile diventa mondo reale soltanto per opera del pensiero", a denunciare come, analogamente a tutti i cubisti, l'esordio di Glezies sia realista in senso letterale, essendo la sua intenzione quella di rappresentare una realtà più reale della sua stessa apparenza, nella sua verità nascosta, come filosoficamente intesa da Kant e Schopenhauer, la verità quindi che ci fa vedere il mondo come apparirebbe senza gli inganni della prospettiva, della percezione sensoriale e dell'elaborazione arbitraria che ne fa il nostro occhio imperfetto.
In tal modo Gleizes, con grande sensibilità e lungimiranza, proprio attraverso la definizione di una realtà inafferrabile dai sensi, non conoscibile oggettivamente, ma solo concepibile dalla mente dell'artista ed esprimibile nei termini di libertà assoluta, mentre codifica le premesse cubiste, al tempo stesso anticipa intuitivamente quelle che saranno le aspirazioni del Surrealismo e della ricerca metafisica.
L’anno 1911 è significativo in quanto Gleizes insieme con Delaunay, Le Fauçonnier, Léger, Metzinger espone al Salon des Indépendants nella famosa sala n° 41 che raccoglie le opere del gruppo cubista, le quali suscitano forti critiche da parte del pubblico. Queste opere rappresentano l’evoluzione delle formule elaborate già da qualche anno dagli artisti Picasso e Braque. Nello stesso anno partecipa alla fondazione del gruppo Section d’Or.
Nel 1913 invia a New York, alla mostra dell’Armory Show, l’opera “La femme au phlox”, (già esposta al Salon del 1911) che suscita più scandalo delle opere di Picasso e Braque.
Nel 1914 l’artista è di nuovo sotto le armi, precisamente a Toul, in Lorena. Malgrado le precarie condizioni, non smette di dipingere opere di piccolo formato nelle quali il richiamo al reale non esiste più. In questi anni collabora con il poeta Jean Cocteau e prepara i modelli per i costumi per lo spettacolo teatrale Sogno d’una notte di mezza estate di Shakespeare.
Nei cinque anni successivi, i viaggi fatti a New York, Barcellona e alle Bermude ne influenzano l’evoluzione stilistica.
Nel periodo della permanenza in America è colpito dalle metropoli e suoi soggetti preferiti sono i grattacieli, il ponte di Brooklyn, i cartelli pubblicitari luminosi di Broadway. Gli effetti di dinamismo che rappresenta nelle opere sembrano far eco ai ritmi sincopati della musica jazz alla quale Gleizes si appassiona sin dal suo arrivo a New York.
A Barcellona invece, dove allestisce la prima personale alla Galeries Dalmau, si ispira a motivi spagnoli come quelli delle ballerine e del circo. Nel viaggio di ritorno a New York fa scalo alle Bermude dove dipinge alcuni paesaggi.
Dopo la prima guerra mondiale lo stile di Gleizes evolve sensibilmente; comincia ad usare larghe campiture più o meno geometriche e alterna composizioni puramente astratte ad una figurazione allusiva. partire dal 1918 si concentra su valori spirituali, come riflettono la sua pittura e i suoi scritti. A metà degli anni venti Gleizes cerca di rendere più complessa l’organizzazione del quadro delimitando più compartimenti su una stessa tela, spesso di grande formato, che lega fra loro attraverso grandi cerchi grigi.Nel 1927 fonda, a Sablons, Moly-Sabata, un’altra comunità utopica di artisti e artigiani. Nel 1932 pubblica il libro La Forme et l’histoire, che esamina l’arte romanica, celtica e orientale.
Nel periodo della seconda guerra mondiale, Gleizes, molto scosso dal conflitto, si dedica a soggetti più austeri la cui maestosità è rinforzata dalla scelta di formati monumentali. Cerca inoltre di rinnovare l’arte sacra ispirandosi alle pitture bizantine o medievali che studia e approfondisce. Parallelamente, il ciclo dei “Supporti di contemplazione” sembra favorire l’espressione di un fervore mistico senza il sostegno di una iconografia religiosa esplicita. Scanditi da elementi mobili che trovano la loro origine nelle “rotazioni”, queste composizioni invitano ad una vera e propria “dinamica dello sguardo”.
Negli anni ’30 Gleizes aderisce al gruppo Abstraction-Création ed esegue diverse importanti commissioni, tra le quali le pitture murali per l’Esposition Internationale des Arts di Parigi del 1937.
Nel 1938 partecipa al Salon des Tuileries del 1938 con due decori monumentali sul tema della “Figura nell’arcobaleno”.
Dal 1939 si ritira a Saint-Rémy de Provence, dove continua a lavorare circondato dai suoi discepoli, in un clima di comunità mistica.
Nel 1947 si tiene a Lione, alla Chapelle du Lycée Ampère, una vasta retrospettiva della sua opera.
Nell’ultimo periodo Gleizes esplora il tema degli “Arabeschi”, dove si esprime in modo più libero e la cui testimonianza è evidente nelle illustrazioni per “Les pensée” di Pascal, il suo testamento artistico.
Nel 1952 esegue un importante affresco, per la cappella Les Fontaines a Chantilly.
Principali mostre postume:
Dopo la sua scomparsa, la retrospettiva itinerante più importante ha luogo nel 1964-65 ai Musei Guggenheim di New York, al Museo Nazionale d’Arte Moderna di Parigi - Centre Pompidou e al Museo am Ostwall di Dortmund, Germania.
Bisogna attende il 2001 per una nuova retrospettiva, proposta dal Museo Picasso di Barcellona e dal Museo di Belle Arti di Lione, seguita nel 2002 da quella del Centro Culturale di Belém a Lisbona.
Dal 15 ottobre 2008 al 26 gennaio 2009 il Centro Pompidou di Parigi organizza la mostra “Le Futurisme à Paris – une avant-garde explosive” che si propone di analizzare i parallelismi, le influenze e gli scambi tra i pittori futuristi italiani e i cubisti francesi tra i quali, fra i maggiori protagonisti insieme a Picasso e Braque, spicca appunto Albert Gleizes.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Venezia, Museo Peggy Guggeheim
Basilea, Kunstmuseum fur Gegenwartskunst
Ginevra, Petit Palais
Hannover, Sprengel Museum
Sarrebruck, Saarland-Museum
Vienna, Museum Moderner Kunst Stiflung Ludwig
Dublino, National Gallery of Ireland
Grenoble, Musée des Beaux-Arts
Parigi, Musée d’art Moderne de la ville
Lione
Marsiglia, Museo Cantini
Otterloo, Kröller-Müller
Londra, Tate Modern Gallery
Lund, Svezia, Skissernas Museum
Stoccolma, Moderna Museet
Madrid, Museo Thysen-Bornemisza
Gerusalemme, Israeli Museum
Tel-Aviv, Tel Aviv Museum of Art
New York, MoMA, S. Guggenhiem Museum
Baltimora, The Baltimore Museum of Art
Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art
Houston, The Museum of Fine Arts
Minneapolis, The Minneapolis Institute of Arts
New Haven, Yale University, Museum of Art
Dallas, Museum of Art
Wisconsin, Chazen Museum of Art
Cleveland, Museum of Art
Philadelphia, Museum of Art
Providence, Museum of Art, Rhode Island School of Design
San Antonio, McNay Art Museum
Bloomington, Indiana University Art Museum
Washington, National Gallery of Art
Los Angeles, Country Museum
Boston, Mc Mullen Museum
New Hampshire, Hood Museum of Art
San Paolo del Brasile, Museu de Art Contemporanea de Universitade
Toronto, Art Gallery of Ontario
Tokyo, National Museum of Modern Art
Sidney, Art Gallery of New South Wales
Melbourne, National Gallery of Victoria
Adelaide, Art Gallery of South Australia
Bibliografia:
D. Robbins, Albert Gleizes, Ed. Solomon R. Guggenheim, 1964; E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976 ; Gleizes, biographie, Galerie Michèle Heyraud, Paris, 1990; A. Gleizes, D. Robbins, P. Georgel, A. Varichon, Albert Gleizes, Catalogue raisonné, Paris. Somogy, éditions d'art, 1998.
