Vincenzo Gemito
Napoli, 1852 - 1929
Inizialmente è allievo nello studio d’arte dello scultore Emanuele Caggiano che nel 1864 abbandona per entrare nello studio del Lisa, scultore di tendenza verista.
I primi lavori di Gemito nascono dallo studio dal vero della realtà napoletana, come possono essere gli scugnizzi e le popolane che danno il risultato di una serie di opere che rompono con la tradizione scultorea consolidata e che portano ad un inedito nesso tra un intenso naturalismo di ispirazione moderna e la rievocazione di un mondo archeologico.
Espone nel 1860 e nel 1873 all’Esposizione della Promotrice napoletana.
Nel 1877 si reca a Parigi dove l’anno seguente espone al Salon de Paris e ottiene un discreto successo, tanto da rimanere nella capitale francese fino al 1880. La lunga permanenza gli da modo di stringere alcune fondamentali amicizie, come quella con Ernest Meissonnier che oltre a essergli amico e consigliere, diviene anche suo mecenate e modello.
Nel 1880 Gemito torna in Italia stabilendosi a Capri e nello stesso anno espone a Torino alla IV Esposizione Nazionale e al Salon de Paris. Realizza nel 1883 una propria fonderia con l’aiuto finanziario dell’olandese Oscar du Mesnil, al quale Gemito fonde un busto in bronzo più grande del vero. Nel 1885 espone ad Anversa e nel 1900 nuovamente a Parigi. L’elaborazione scultorea si fa sempre più raffinata e cesellata, quasi secondo un prestigioso gusto orafo.
Nel 1909 espone alla V Esposizione Internazionale di Venezia dove presenta un numero maggiore di opere su carta rispetto a quelle scultoree, così come è quasi esclusivamente composta di disegni l’ultima sua esposizione avvenuta a Roma nel 1911.
Vincenzo Gemito rimane il più illustre rappresentante della scultura impressionista italiana e i suoi disegni coltivati in tutti periodi della sua vita sono di notevole realizzazione, nei quali è visibilissima l’influenza di Mariano Fortuny, ritratti e figure ricavati con una maniera squisitamente pittorica, fatta di minuta ricerca chiaroscurale, di effetti di luce, di macchie decise.
Una commemorativa di 54 opere gli viene allestita alla Biennale di Venezia del 1932.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Napoli (Museo di San Martino)
Napoli (Museo di Capodimonte)
Napoli (Museo Pignatelli)
Venezia (Galleria Nazionale d’Arte Moderna)
Firenze (Galleria d’Arte Moderna)
Firenze (Museo del Bargello)
Torino (Galleria d’Arte Moderna)
Bibliografia:
A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano, Luigi Patuzzi Editore, 1972; E. Castelnuovo, La Pittura in Italia: l’Ottocento, Milano, Electa, 1990; M. Agnellini, Ottocento Italiano, Novara, De Agostini, 1996; G. L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino, Umberto Allemandi & C., 2000; La pittura napoletana dell’Ottocento, Napoli, Tulio Pironti Editore, 1993.
I primi lavori di Gemito nascono dallo studio dal vero della realtà napoletana, come possono essere gli scugnizzi e le popolane che danno il risultato di una serie di opere che rompono con la tradizione scultorea consolidata e che portano ad un inedito nesso tra un intenso naturalismo di ispirazione moderna e la rievocazione di un mondo archeologico.
Espone nel 1860 e nel 1873 all’Esposizione della Promotrice napoletana.
Nel 1877 si reca a Parigi dove l’anno seguente espone al Salon de Paris e ottiene un discreto successo, tanto da rimanere nella capitale francese fino al 1880. La lunga permanenza gli da modo di stringere alcune fondamentali amicizie, come quella con Ernest Meissonnier che oltre a essergli amico e consigliere, diviene anche suo mecenate e modello.
Nel 1880 Gemito torna in Italia stabilendosi a Capri e nello stesso anno espone a Torino alla IV Esposizione Nazionale e al Salon de Paris. Realizza nel 1883 una propria fonderia con l’aiuto finanziario dell’olandese Oscar du Mesnil, al quale Gemito fonde un busto in bronzo più grande del vero. Nel 1885 espone ad Anversa e nel 1900 nuovamente a Parigi. L’elaborazione scultorea si fa sempre più raffinata e cesellata, quasi secondo un prestigioso gusto orafo.
Nel 1909 espone alla V Esposizione Internazionale di Venezia dove presenta un numero maggiore di opere su carta rispetto a quelle scultoree, così come è quasi esclusivamente composta di disegni l’ultima sua esposizione avvenuta a Roma nel 1911.
Vincenzo Gemito rimane il più illustre rappresentante della scultura impressionista italiana e i suoi disegni coltivati in tutti periodi della sua vita sono di notevole realizzazione, nei quali è visibilissima l’influenza di Mariano Fortuny, ritratti e figure ricavati con una maniera squisitamente pittorica, fatta di minuta ricerca chiaroscurale, di effetti di luce, di macchie decise.
Una commemorativa di 54 opere gli viene allestita alla Biennale di Venezia del 1932.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna).
Napoli (Museo di San Martino)
Napoli (Museo di Capodimonte)
Napoli (Museo Pignatelli)
Venezia (Galleria Nazionale d’Arte Moderna)
Firenze (Galleria d’Arte Moderna)
Firenze (Museo del Bargello)
Torino (Galleria d’Arte Moderna)
Bibliografia:
A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano, Luigi Patuzzi Editore, 1972; E. Castelnuovo, La Pittura in Italia: l’Ottocento, Milano, Electa, 1990; M. Agnellini, Ottocento Italiano, Novara, De Agostini, 1996; G. L. Marini, Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento, Torino, Umberto Allemandi & C., 2000; La pittura napoletana dell’Ottocento, Napoli, Tulio Pironti Editore, 1993.
