Carlo Nangeroni
New York 1922 - Milano, 2018
Artista italoamericano nato a New York da famiglia di emigranti lombardi, dal 1926 al 1946 vive in Italia. Si forma artisticamente a Milano, alla “Scuola Superiore di Arte Cristiana Beato Angelico” e segue nel contempo i corsi serali all’Accademia di Brera dove è allievo di Mauro Reggiani. La guerra lo blocca in Italia e alla fine del 1944 riesce a rifugiarsi in Svizzera.
A conflitto terminato, nel 1946, ritorna negli Stati Uniti e si stabilisce a New York dove abita la famiglia. Sono anni di esperienze di vita, sperimentazioni e ricerche nel campo dell’arte a contatto con il rinnovamento della pittura americana e l’affermazione dei suoi maggiori artisti.
Nella primavera del 1948 incontra lo scultore Alexander Archipenko a quel tempo a New York e ne frequenta lo studio. In quegli anni entra in contatto con le idee ed i protagonisti dell’”Action-painting” come Willem De Kooning e Franz Kline. Nello stesso periodo conosce e si interessa agli esperimenti su suoni e rumori che il compositore Edgar Varèse conduce nel suo studio laboratorio.
Nel 1949 allestisce la sua prima esposizione personale alla “New York circulating gallery of paintings”. Dopo questo esordio si allontana dalle esposizioni fino al 1957 per dedicarsi a varie esperienze nel campo dell’astrattismo geometrico. Dal 1954 al 1957 lavora ad una serie di opere quasi monocrome (bianco con piccole aggiunte di colore) a forte “texture” e lieve rilievo, dove ricordi figurali si mescolano a partiture inoggettive. Il suo lavoro è basato sulla ricerca della variazione nel declinare la figura del tondo, forma che dispone rigorosamente su una trama immaginaria, associandogli spesso strisce colorate verticali. L’uso dell’acquerello gli permette di ottenere varie gradazioni e soprattutto una gamma cromatica dolce di grigi, blu, gialli, rosa che rompe il rigore della composizione. Inoltre gioca con la geometria creando zone bianche, che si miscelano armoniosamente alla struttura dell’insieme sotto le quali le forme scompaiono per lasciare il posto ad uno spazio silenzioso.
Le opere di questo momento verranno poi esposte in una personale del 1958 alla Meltzer gallery della 57^ strada. In quei medesimi anni si occupa di scenografia collaborando con la rete televisiva della “National Broadcasting Company” con allestimenti e realizzazioni per opere liriche e di teatro di prosa tra le quali, per la lirica “Macbeth” di Verdi, “Il flauto magico” di Mozart, “Amal and the night visitors” di Menotti e produzioni di prosa come “Riccardo III” e “Macbeth” di Shakespeare”, “Cirano de Bergerac” di Rostand e altri ancora.
Comincia ad esporre in collettivo presso la “Pennsylvania National Academy”, Philadelphia, il “College of fine Art”, University of Illinois, “Detroit Institute of Arts”, Detroit.
Nel 1958 collabora alla realizzazione di un progetto pubblicitario dal titolo “The Chrysalis” di Salvador Dalì per una casa farmaceutica che produceva i primi tranquillanti.
Nel 1958 torna in Italia e si stabilisce a Milano per potersi dedicare esclusivamente alla pittura.
Nel novembre 1959 espone per la prima volta in Italia nella galleria Schneider di Roma assieme allo scultore Carmelo Cappello. La mostra viene visitata anche da Willem de Kooning che in quei giorni si trovava a Roma. Nel 1960 ritiene concluso il suo periodo Informale e muta le libere pennellate in elementi plastici definiti cominciando a sperimentare un'organizzazione razionale. Da pennellate arcuate derivano elementi semicircolari e da questi nasce il cerchio che diventa una costante di base del suo lavoro.
A Milano prende contatto con l'ambiente artistico della città. Incontra artisti come Gianni Colombo, Piero Manzoni, Lucio Fontana, il gruppo T, Paolo Schiavocampo, Gianni Brusamolino, Miro Cusumano, i critici Franco Russoli, Marco Valsecchi, Carlo Belloli e molti altri. Nel 1963 conosce il gallerista Bruno Lorenzelli che gli propone un contratto in esclusiva che durerà fino al 1973. Nello stesso anno gli allestisce una mostra personale a Bergamo presentata dal critico Marco Valsecchi. Sempre nel 1963 conosce Emilio Scanavino che lo invita a Calice Ligure nell'entroterra del Savonese dove si e' stabilito da poco. Anche per Nangeroni, Calice diventerà la sede estiva e poco dopo arriveranno molti artisti italiani e stranieri a formare durante l'estate un'affollatissima colonia.
Nangeroni espone per la prima volta a Milano nel 1965 presso la galleria di Bruno Lorenzelli junior con prefazione al catalogo di Michel Seuphor. Nello stesso anno e' invitato alla IX Quadriennale di Roma. Nel 1967 viene invitato con Emilio Scanavino, Arturo Bonfanti, Carmelo Cappello e Renato Volpini alla -Art Alliance Foundation di Philadelphia. Nel 1968 sposa Mary D'Orazio. Negli anni 1968 e 1969 e' invitato al Musée d'art moderne" alle esposizioni di Realite's Nouvelles".
Nel 1968 progetta le scenografie per El retablo de Maese Pedro - di De Falla,"Job" di Dallapiccola, e "Oedipus Rex" di Strawinski per la stagione del Teatro Comunale Margherita di Genova.
Nel 1972 e' invitato alla Biennale di Venezia per la grafica. In questi anni opera nell'intento di sviluppare una sua “grammatica" di lavoro, utilizzando prevalentemente gamme di grigi su fondi bianchi e quasi abbandonando il colore. Nel 1973 e' invitato alla X quadriennale di Roma.
Dal 1981, affascinato dalle combinazioni, dalle variazioni tematiche e dalle ambiguità del colore sperimenta e sviluppa poi un cromatismo iridescente per mezzo di accostamenti di rette verticali colorate e piccole diagonali che formano un tessuto di microstrutture dove la luce e' una preoccupazione costante del suo operare. Nel 1984 esegue un affresco di sei metri per due e ottanta nella tenuta Melzi di Cavaglia' (Vercelli).
Nel 1986 viene invitato alla Biennale di Venezia nella sezione “Colore, aspetti della ricerca cromatica organizzata” e alla XI Quadriennale di Roma.
Continua poi, negli anni novanta, questa sua ricerca frammentando in particelle di colore le campiture, per ottenere una maggiore vibrazione luminosa. Sono del 1994 due grandi esposizioni antologiche al Palazzo Ducale di Massa ed alla bibliomediateca comunale di Terni presentate dal critico Luciano Caramel.
Dal 1973 al 2004 e' stato docente presso la -Scuola Politecnica di Design" di Milano.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
New York (Collezione d’arte contemporanea - New York University)
Torino (Galleria d’arte moderna)
San Martino di Lupari, Padova (Museo Civico Arte Contemporanea “Umbro Apollonio”)
Saarbruken, Germania (Museo d’arte moderna)
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano, Luigi Patuzzi Editore, 1972; E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976.
A conflitto terminato, nel 1946, ritorna negli Stati Uniti e si stabilisce a New York dove abita la famiglia. Sono anni di esperienze di vita, sperimentazioni e ricerche nel campo dell’arte a contatto con il rinnovamento della pittura americana e l’affermazione dei suoi maggiori artisti.
Nella primavera del 1948 incontra lo scultore Alexander Archipenko a quel tempo a New York e ne frequenta lo studio. In quegli anni entra in contatto con le idee ed i protagonisti dell’”Action-painting” come Willem De Kooning e Franz Kline. Nello stesso periodo conosce e si interessa agli esperimenti su suoni e rumori che il compositore Edgar Varèse conduce nel suo studio laboratorio.
Nel 1949 allestisce la sua prima esposizione personale alla “New York circulating gallery of paintings”. Dopo questo esordio si allontana dalle esposizioni fino al 1957 per dedicarsi a varie esperienze nel campo dell’astrattismo geometrico. Dal 1954 al 1957 lavora ad una serie di opere quasi monocrome (bianco con piccole aggiunte di colore) a forte “texture” e lieve rilievo, dove ricordi figurali si mescolano a partiture inoggettive. Il suo lavoro è basato sulla ricerca della variazione nel declinare la figura del tondo, forma che dispone rigorosamente su una trama immaginaria, associandogli spesso strisce colorate verticali. L’uso dell’acquerello gli permette di ottenere varie gradazioni e soprattutto una gamma cromatica dolce di grigi, blu, gialli, rosa che rompe il rigore della composizione. Inoltre gioca con la geometria creando zone bianche, che si miscelano armoniosamente alla struttura dell’insieme sotto le quali le forme scompaiono per lasciare il posto ad uno spazio silenzioso.
Le opere di questo momento verranno poi esposte in una personale del 1958 alla Meltzer gallery della 57^ strada. In quei medesimi anni si occupa di scenografia collaborando con la rete televisiva della “National Broadcasting Company” con allestimenti e realizzazioni per opere liriche e di teatro di prosa tra le quali, per la lirica “Macbeth” di Verdi, “Il flauto magico” di Mozart, “Amal and the night visitors” di Menotti e produzioni di prosa come “Riccardo III” e “Macbeth” di Shakespeare”, “Cirano de Bergerac” di Rostand e altri ancora.
Comincia ad esporre in collettivo presso la “Pennsylvania National Academy”, Philadelphia, il “College of fine Art”, University of Illinois, “Detroit Institute of Arts”, Detroit.
Nel 1958 collabora alla realizzazione di un progetto pubblicitario dal titolo “The Chrysalis” di Salvador Dalì per una casa farmaceutica che produceva i primi tranquillanti.
Nel 1958 torna in Italia e si stabilisce a Milano per potersi dedicare esclusivamente alla pittura.
Nel novembre 1959 espone per la prima volta in Italia nella galleria Schneider di Roma assieme allo scultore Carmelo Cappello. La mostra viene visitata anche da Willem de Kooning che in quei giorni si trovava a Roma. Nel 1960 ritiene concluso il suo periodo Informale e muta le libere pennellate in elementi plastici definiti cominciando a sperimentare un'organizzazione razionale. Da pennellate arcuate derivano elementi semicircolari e da questi nasce il cerchio che diventa una costante di base del suo lavoro.
A Milano prende contatto con l'ambiente artistico della città. Incontra artisti come Gianni Colombo, Piero Manzoni, Lucio Fontana, il gruppo T, Paolo Schiavocampo, Gianni Brusamolino, Miro Cusumano, i critici Franco Russoli, Marco Valsecchi, Carlo Belloli e molti altri. Nel 1963 conosce il gallerista Bruno Lorenzelli che gli propone un contratto in esclusiva che durerà fino al 1973. Nello stesso anno gli allestisce una mostra personale a Bergamo presentata dal critico Marco Valsecchi. Sempre nel 1963 conosce Emilio Scanavino che lo invita a Calice Ligure nell'entroterra del Savonese dove si e' stabilito da poco. Anche per Nangeroni, Calice diventerà la sede estiva e poco dopo arriveranno molti artisti italiani e stranieri a formare durante l'estate un'affollatissima colonia.
Nangeroni espone per la prima volta a Milano nel 1965 presso la galleria di Bruno Lorenzelli junior con prefazione al catalogo di Michel Seuphor. Nello stesso anno e' invitato alla IX Quadriennale di Roma. Nel 1967 viene invitato con Emilio Scanavino, Arturo Bonfanti, Carmelo Cappello e Renato Volpini alla -Art Alliance Foundation di Philadelphia. Nel 1968 sposa Mary D'Orazio. Negli anni 1968 e 1969 e' invitato al Musée d'art moderne" alle esposizioni di Realite's Nouvelles".
Nel 1968 progetta le scenografie per El retablo de Maese Pedro - di De Falla,"Job" di Dallapiccola, e "Oedipus Rex" di Strawinski per la stagione del Teatro Comunale Margherita di Genova.
Nel 1972 e' invitato alla Biennale di Venezia per la grafica. In questi anni opera nell'intento di sviluppare una sua “grammatica" di lavoro, utilizzando prevalentemente gamme di grigi su fondi bianchi e quasi abbandonando il colore. Nel 1973 e' invitato alla X quadriennale di Roma.
Dal 1981, affascinato dalle combinazioni, dalle variazioni tematiche e dalle ambiguità del colore sperimenta e sviluppa poi un cromatismo iridescente per mezzo di accostamenti di rette verticali colorate e piccole diagonali che formano un tessuto di microstrutture dove la luce e' una preoccupazione costante del suo operare. Nel 1984 esegue un affresco di sei metri per due e ottanta nella tenuta Melzi di Cavaglia' (Vercelli).
Nel 1986 viene invitato alla Biennale di Venezia nella sezione “Colore, aspetti della ricerca cromatica organizzata” e alla XI Quadriennale di Roma.
Continua poi, negli anni novanta, questa sua ricerca frammentando in particelle di colore le campiture, per ottenere una maggiore vibrazione luminosa. Sono del 1994 due grandi esposizioni antologiche al Palazzo Ducale di Massa ed alla bibliomediateca comunale di Terni presentate dal critico Luciano Caramel.
Dal 1973 al 2004 e' stato docente presso la -Scuola Politecnica di Design" di Milano.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
New York (Collezione d’arte contemporanea - New York University)
Torino (Galleria d’arte moderna)
San Martino di Lupari, Padova (Museo Civico Arte Contemporanea “Umbro Apollonio”)
Saarbruken, Germania (Museo d’arte moderna)
Bibliografia:
Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, Seda, 1969; A. M. Comanducci, Dizionario illustrato dei Pittori, Disegnatori e Incisori Italiani Moderni e Contemporanei, Milano, Luigi Patuzzi Editore, 1972; E. Bénezit, Dictionnaire critique et documentaire des Peintres, Sculpteurs, Dessinateurs et Graveurs, Paris, Librairie Gründ, 1976.
