Jorge Piqueras
Lima, Perù, 1925 - Parigi, 2020
Alla XXX Esposizione Biennale Internazionale di Venezia del 1960 Piqueras espone nella sala del Perù, vicino alle tele dell’amico-collega Emilio Rodriguez-Larrain, ben nove opere rappresentative del suo sorprendente mondo figurativo. In questa occasione s’impone all’attenzione dei critici più accorti, tra i quali Bruno Alfieri.
Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Lima e nel 1947 vince il Premio Nazionale di Scultura; a partire da questa data ha inizio la sua carriera artistica.
Nel 1951, presentato da Lionello Venturi, è invitato alla Mostra di scultura alla Galleria Lo Zodiaco di Roma; lo stesso anno partecipa ad altre mostre di scultura tra cui quella alla Galleria Numero di Firenze, dove espone la prima opera non figurativa e alla Gallerie Bretau di Parigi.
Tra il 1953 e il 1955 ricopre il ruolo di professore di pittura e scultura presso l’Università Cattolica di Lima; organizza una fabbrica di mobili moderni e impara la tecnica della nitrocellulosa; con la collaborazione degli architetti peruviani Ortiz de Zevallos e A. Cordova realizza grandi murali esterni. Nel 1953 partecipa con tre sculture alla Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1955 un suo quadro è presente Mostra Internazionale di Valencia in Venezuela.
Nel 1957 la Galleria Numero di Firenze gli allestisce una personale presentata dallo scultore Pierluca. Lo stesso anno Leon Degand presenta una sua personale di pittura alla Galleria del Fiore di Milano, seguita da un’altra esposizione presso la Galleria Grattacielo di Legnano. Sempre nel 1957 partecipa al 12° Salon des Réalité Nouvelles di Parigi; ottiene il Premio Scipione di Macerata; partecipa alla XX Biennale di Milano.
Nel 1958 Alberto Boatto presenta una sua personale alla Galleria Cavallino di Venezia; Piqueras interviene inoltre alla prima mostra di Artisti dell’America Latina a Roma; la Galleria del Grattacielo gli allestisce altre due personali, la prima a Legnano e la seconda, nel 1959, presentata da Bruno Alfieri, a Milano. Lo stesso anno è a Messina per la personale alla Galleria Il Fondaco.
Nel 1960 il Kunstverein di Dusseldorf gli organizza una nuova personale.
Alla XXX Esposizione Biennale Internazionale di Venezia del 1960 Piqueras espone nella sala del Perù, vicino alle tele dell’amico-collega Emilio Rodriguez-Larrain, ben nove opere rappresentative del suo sorprendente mondo figurativo. In questa occasione s’impone all’attenzione dei critici più accorti, tra i quali Bruno Alfieri che nel catalogo dell’esposizione scrive: “… mediante il controllo rigoroso degli effetti cromatici, resi squillanti dal contrasto con i toni scurissimi, opachi o lucidi, l’artista ottiene il suo primo scopo: quello di dare all’osservatore una sensazione di slittamento dal tempo- spazio abituale, e cioè dalla dimensione in cui opera la grande massa della pittura e della scultura d’oggi…” Nel 1961 partecipa al Premio Pittsburgh e la Galleria Lorenzelli di Milano gli dedica una personale presentata da Bruno Alfieri. E’ proprio nell’introduzione al catalogo che il critico afferma “… Il fondo opaco dei suoi dipinti (che è nero, o rosso, o bianchissimo come in certe sue recenti opere) va considerato come un non-tempo, una rottura o una specie di zona neutrale e dissociante, sul quale il pittore crea la sua composizione, che è allo stesso tempo pittorica e teatrale. Teatrale perché, come nei fotogrammi di uno stesso film ritagliati e incollati l’uno accanto all’altro, o nelle scene di una commedia, l’esame ottico di ogni “elemento” avviene “dopo” quello del precedente e non, come nei dipinti tradizionali, secondo linee compositive ben precise, da vedere nell’insieme dei dettagli in uno stesso tempo ideale. Questi elementi – che quasi sempre alludono a forme organiche, e che giungono sino alle soglie del figurativismo, creando un’altra “rottura” nell’osservatore – galleggiano sul fondo opaco, si ripetono modificandosi lentamente, e danno l’impressione di essere un universo in evoluzione, in perenne metamorfosi; […] la composizione, sempre rigorosa, assolutamente mai casuale, si presta a considerazioni che possono restare nell’ambito del fatto pittorico, se l’osservatore non desidera entrare in un meccanismo di pensiero che minaccerebbe la sua quiete spirituale”.
Dal 1961 al 1966 Piqueras vive a Wissous, un piccolo villaggio situato a pochi chilometri dall’aeroporto parigino di Orly. Come molti altri artisti, a causa della sempre più grave crisi degli alloggi, è costretto ad abitare fuori Parigi, pur conservando l’Atelier nella metropoli. In questi anni Piqueras stringe un forte legame con Marcel Duchamp e i due artisti, con le rispettive famiglie, si frequentano quotidianamente.
Nel 1964 e 1966 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia e nel 1969 partecipa alla Biennale Internazionale di scultura di Anvers-Middelheim.
Dal 1968 circa si dedica esclusivamente alla scultura riprendendo senza sosta il tema dell’uomo imprigionato che cerca di evadere, tema che non simboleggia solo il prigioniero propriamente detto, ma la condizione di tutti gli alienati in generale. Il prigioniero-simbolo è sempre in marmo, mentre gli elementi della sua cellula, evocati da forme e volumi semplificati sono il legno o plexiglas.
Nel 1970 partecipa all’esposizione “Peintres et sculpteurs d’Amerique Latine” presso l’Istituto Italo-americano di Roma.
Nel 2020 la Galleria Michelangelo include Jorge Piqueras a fianco di Jorge Eielson ed Emilio Rodriguez-Larrain in un'importante mostra dal titolo "Il magico potere delle forme" volta a ripercorrere la carriera artistica dei membri più prominenti dell'astrattismo nell'arte Peruviana.
Musei:
Museo de Arte de Lima, Peru
LACMA (Los Ángeles Country Museum of Art), United States
Bibliografia:
Metro 2, 1959/1960 (yrs)
Piqueras, catalogo della mostra personale, Milano, Galleria Lorenzelli, 1961
Il collezionista d’Arte Moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1962
Il collezionista d’Arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963
© Jorge Piqueras, by SIAE 2025
Nel 1951, presentato da Lionello Venturi, è invitato alla Mostra di scultura alla Galleria Lo Zodiaco di Roma; lo stesso anno partecipa ad altre mostre di scultura tra cui quella alla Galleria Numero di Firenze, dove espone la prima opera non figurativa e alla Gallerie Bretau di Parigi.
Tra il 1953 e il 1955 ricopre il ruolo di professore di pittura e scultura presso l’Università Cattolica di Lima; organizza una fabbrica di mobili moderni e impara la tecnica della nitrocellulosa; con la collaborazione degli architetti peruviani Ortiz de Zevallos e A. Cordova realizza grandi murali esterni. Nel 1953 partecipa con tre sculture alla Biennale di San Paolo del Brasile. Nel 1955 un suo quadro è presente Mostra Internazionale di Valencia in Venezuela.
Nel 1957 la Galleria Numero di Firenze gli allestisce una personale presentata dallo scultore Pierluca. Lo stesso anno Leon Degand presenta una sua personale di pittura alla Galleria del Fiore di Milano, seguita da un’altra esposizione presso la Galleria Grattacielo di Legnano. Sempre nel 1957 partecipa al 12° Salon des Réalité Nouvelles di Parigi; ottiene il Premio Scipione di Macerata; partecipa alla XX Biennale di Milano.
Nel 1958 Alberto Boatto presenta una sua personale alla Galleria Cavallino di Venezia; Piqueras interviene inoltre alla prima mostra di Artisti dell’America Latina a Roma; la Galleria del Grattacielo gli allestisce altre due personali, la prima a Legnano e la seconda, nel 1959, presentata da Bruno Alfieri, a Milano. Lo stesso anno è a Messina per la personale alla Galleria Il Fondaco.
Nel 1960 il Kunstverein di Dusseldorf gli organizza una nuova personale.
Alla XXX Esposizione Biennale Internazionale di Venezia del 1960 Piqueras espone nella sala del Perù, vicino alle tele dell’amico-collega Emilio Rodriguez-Larrain, ben nove opere rappresentative del suo sorprendente mondo figurativo. In questa occasione s’impone all’attenzione dei critici più accorti, tra i quali Bruno Alfieri che nel catalogo dell’esposizione scrive: “… mediante il controllo rigoroso degli effetti cromatici, resi squillanti dal contrasto con i toni scurissimi, opachi o lucidi, l’artista ottiene il suo primo scopo: quello di dare all’osservatore una sensazione di slittamento dal tempo- spazio abituale, e cioè dalla dimensione in cui opera la grande massa della pittura e della scultura d’oggi…” Nel 1961 partecipa al Premio Pittsburgh e la Galleria Lorenzelli di Milano gli dedica una personale presentata da Bruno Alfieri. E’ proprio nell’introduzione al catalogo che il critico afferma “… Il fondo opaco dei suoi dipinti (che è nero, o rosso, o bianchissimo come in certe sue recenti opere) va considerato come un non-tempo, una rottura o una specie di zona neutrale e dissociante, sul quale il pittore crea la sua composizione, che è allo stesso tempo pittorica e teatrale. Teatrale perché, come nei fotogrammi di uno stesso film ritagliati e incollati l’uno accanto all’altro, o nelle scene di una commedia, l’esame ottico di ogni “elemento” avviene “dopo” quello del precedente e non, come nei dipinti tradizionali, secondo linee compositive ben precise, da vedere nell’insieme dei dettagli in uno stesso tempo ideale. Questi elementi – che quasi sempre alludono a forme organiche, e che giungono sino alle soglie del figurativismo, creando un’altra “rottura” nell’osservatore – galleggiano sul fondo opaco, si ripetono modificandosi lentamente, e danno l’impressione di essere un universo in evoluzione, in perenne metamorfosi; […] la composizione, sempre rigorosa, assolutamente mai casuale, si presta a considerazioni che possono restare nell’ambito del fatto pittorico, se l’osservatore non desidera entrare in un meccanismo di pensiero che minaccerebbe la sua quiete spirituale”.
Dal 1961 al 1966 Piqueras vive a Wissous, un piccolo villaggio situato a pochi chilometri dall’aeroporto parigino di Orly. Come molti altri artisti, a causa della sempre più grave crisi degli alloggi, è costretto ad abitare fuori Parigi, pur conservando l’Atelier nella metropoli. In questi anni Piqueras stringe un forte legame con Marcel Duchamp e i due artisti, con le rispettive famiglie, si frequentano quotidianamente.
Nel 1964 e 1966 è nuovamente presente alla Biennale di Venezia e nel 1969 partecipa alla Biennale Internazionale di scultura di Anvers-Middelheim.
Dal 1968 circa si dedica esclusivamente alla scultura riprendendo senza sosta il tema dell’uomo imprigionato che cerca di evadere, tema che non simboleggia solo il prigioniero propriamente detto, ma la condizione di tutti gli alienati in generale. Il prigioniero-simbolo è sempre in marmo, mentre gli elementi della sua cellula, evocati da forme e volumi semplificati sono il legno o plexiglas.
Nel 1970 partecipa all’esposizione “Peintres et sculpteurs d’Amerique Latine” presso l’Istituto Italo-americano di Roma.
Nel 2020 la Galleria Michelangelo include Jorge Piqueras a fianco di Jorge Eielson ed Emilio Rodriguez-Larrain in un'importante mostra dal titolo "Il magico potere delle forme" volta a ripercorrere la carriera artistica dei membri più prominenti dell'astrattismo nell'arte Peruviana.
Musei:
Museo de Arte de Lima, Peru
LACMA (Los Ángeles Country Museum of Art), United States
Bibliografia:
Metro 2, 1959/1960 (yrs)
Piqueras, catalogo della mostra personale, Milano, Galleria Lorenzelli, 1961
Il collezionista d’Arte Moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1962
Il collezionista d’Arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963
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