Gérard Schneider
Sainte-Croix, Svizzera, 1896 - Parigi, 1986
Pittore appartenente all’Ecole de Paris, nel dopoguerra Schneider ha un ruolo importante, a fianco di Hartung e di Soulages, nelle ricerche sull’Arte Astratta della seconda generazione e soprattutto nelle ricerche del cosiddetto Astrattismo Lirico che si contrapponeva all’Astrattismo di tendenza geometrica.
Dopo aver completato gli studi secondari a Neuchâtel, in Svizzera, allo scoppio della prima guerra mondiale si trasferisce a Parigi. Nel 1916 entra dapprima all’Ecole des Arts Décoratifs sotto la direzione di Paul Renouard, in seguito all’Atelier Cormon, e, nel 1918, all’Ecole des Beaux Arts.
A Parigi si guadagna da vivere come restauratore di dipinti antichi, avendo ereditato il mestiere dal padre antiquario ed ebanista e dipinge nature morte, fiori, giardini che ricordano alcune opere di Georges Braque e di Matisse.
Negli anni 1926-31 si apre un periodo di ricerche sul movimento, seguito poi da una pittura d’immaginazione. Dal 1932 sperimenta tele astratte per poi tornare alla figurazione a più riprese. Nel 1939 incontra Picasso. E’ nel 1943-44 che raggiunge una certa maturità artistica con alcune composizioni dove ogni riferimento figurativo è ormai scomparso. I colori sono austeri e scuri: neri, marroni, grigi e le linee s’incrociano e si aggrovigliano in verticale e in orizzontale. Qualche slancio di blu, verde e bianco illumina questi insiemi di forme inventate dall’artista e ben strutturate che egli chiama le sue “Composizioni”. Nel 1945 il Musée National d’Art Moderne di Parigi gli acquista la prima opera, una Composizione dipinta nel 1944. A partire dal 1945 ogni sua tela porta lo stesso titolo “Opus” al quale aggiunge un numero.
Nel 1946 partecipa alla prima esposizione di Arte Astratta del dopoguerra tenutasi alla Galerie Denis René. Sono presenti anche Dewasne, Deyrolle, Hartung, ecc. Sebbene Schneider sia il più anziano del gruppo testimonia una foga e una freschezza che saranno caratteristiche costanti della sua opera.
Nel 1950 espone per l’ultima volta da Lydia Conti, che gli aveva già organizzato altre personali a partire dal 1947, ed entra invece alla Galerie Louis Carré dove l’anno seguente espone con Hartung e Lanskoy. Partecipa a numerosissime collettive, fra cui il Salon d’Automne, il Salon des Surindépendants, il Salon des Réalités Nouvelles, il Salon de Mai, la Biennale di Venezia, la Biennale di San Paolo, e numerose mostre personali in Francia e all’estero: Europa, America Latina, Stati Uniti, Giappone. In questi due ultimi paesi (il primo patria dell’Action Painting e il secondo dell’arte della calligrafia) Schneider gode di grande notorietà.
Tra i premi vinti si possono ricordare: Premio Lissone per la pittura astratta (1957), Prix de Tokyo, Grand Prix National des Arts (1975), Medaglia della “Ville de Paris” nel 1983.
Pittore appartenente all’Ecole de Paris, nel dopoguerra Schneider ha un ruolo importante, a fianco di Hartung e di Soulages, nelle ricerche sull’Arte Astratta della seconda generazione e soprattutto nelle ricerche del cosiddetto Astrattismo Lirico che si contrapponeva all’Astrattismo di tendenza geometrica.
Rispetto a Kandinsky e a Mondrian, l’Astrattismo di Schneider è infatti di matrice romantica, emotiva. Con una tavolozza dove predominano i gialli vivaci, i viola, i rossi, i verdi, i neri e i bianchi più luminosi, la pittura di Schneider si caratterizza da tracciati di colore gettati con veemenza sulla tela cercando di captare l’istante che fugge.
E’ solo dal 1956 quindi, che il suo linguaggio plastico si fissa in regole definitive, ed i giganteschi colpi di pennello, spesso neri dei più opachi, incrociano le loro tracce sulla tela. Schneider rimpiazza la tradizionale pittura ad olio con la pittura acrilica, più facile da maneggiare. Tutti questi atti e gesti lasciano il segno e mostrano l’evidente l’ammirazione per l’arte dell’estremo oriente.
Nelle tele degli anni ’60 l’artista sembra rapito da una nuova frenesia, le sue forme nere, marroni, blu e gialle si urtano, si travolgono, si sovrappongono con maggior vigore. Compaiono inoltre macchie, spruzzi che fanno esplodere il colore in un vortice di molecole.
Verso la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta le forme si moltiplicano nuovamente, le composizioni ritrovano una violenza che non è mai la stessa. In questi anni il colore regna sovrano, Schneider dipinge tele d’intensa luminosità e la sua opera è pervasa da una nuova freschezza, sebbene abbia già superato gli ottant’anni d’età.
Dall’aprile all’agosto 2006 sue opere sono richieste dal Musée de Luxembourg di Parigi in occasione dell’esposizione “L’envolée lyrique”, la prima mostra dettagliata e completa sul tema dell’astrazione lirica. L’evento è stato accompagnato dalla pubblicazione di un esaustivo catalogo che illustra oltre un centinaio di opere.
Musei:
Parigi (Musée National d’Art Moderne, Musée d’Art Moderne de la Ville, Ministère des Postes et Télécommunications), Neuchâtel (Musée d’Art et d’Histoire), Strasburgo, Verviers (Musée des Beaux-Arts), Tolosa (Musée des Augustin), Nantes (Musée des Beaux-Arts), Dunkerque (Musée de l’Art Contemporain), Grenoble - Francia; Colonia (Wallraf-Richartz Museum) - Germania; Liegi (Musée des Beaux Arts), Bruxelles (Musée d’Art Moderne) - Belgio; Zurigo (Kunsthaus) - Svizzera; Oslo (Fondation Sonja Henie et Niels Onstad) - Norvegia; Milano (Museo d’Arte Moderna, Museo del Premio Lissone), Torino (Galleria Civica d’arte Moderna); Roma (Galleria d’Arte Moderna) - Italia; Montreal (Museum of Fine Arts); Minneapolis (Walker Art Center), New York, Phoenix, Princeton (Mass. Priceton University), Washington D.C. (The Phillips Collection), Worchester (Mass. Worchester Art Museum), Saint-Louis (Washington University); Buffalo (Albright Art Gallery); Colorado Springs (Fine Arts Center) Cedar Falls (Iowa State College); Los Angeles (University of California) – Stati Uniti; Giacarta - Filippine; Rio de Janeiro (Museo d’Arte Moderna) - Brasile.
Bibliografia:
XXIV Biennale di Venezia, Edizioni Serenissima, 1948; Raymon Nacenta, La Scuola di Parigi, Istituto Geografico de Agostini, Novara, 1960;
Eugenio Montale, traduit par P.J. Jouve, 8 dessin par Gerard Schneider, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1964; J. Orizet, Schneider, Peintures, Paris, L’autre Musée, 1984; Gerard Schneider Peintures, par R.V. Gindertael, Preface de Marcel Brion, Edizioni Alfieri, Venezia; L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ed. Ides et Calendes, 1993
M. Ragon, Schneider, Angers, Expression Contemporaines, 1998.
A Parigi si guadagna da vivere come restauratore di dipinti antichi, avendo ereditato il mestiere dal padre antiquario ed ebanista e dipinge nature morte, fiori, giardini che ricordano alcune opere di Georges Braque e di Matisse.
Negli anni 1926-31 si apre un periodo di ricerche sul movimento, seguito poi da una pittura d’immaginazione. Dal 1932 sperimenta tele astratte per poi tornare alla figurazione a più riprese. Nel 1939 incontra Picasso. E’ nel 1943-44 che raggiunge una certa maturità artistica con alcune composizioni dove ogni riferimento figurativo è ormai scomparso. I colori sono austeri e scuri: neri, marroni, grigi e le linee s’incrociano e si aggrovigliano in verticale e in orizzontale. Qualche slancio di blu, verde e bianco illumina questi insiemi di forme inventate dall’artista e ben strutturate che egli chiama le sue “Composizioni”. Nel 1945 il Musée National d’Art Moderne di Parigi gli acquista la prima opera, una Composizione dipinta nel 1944. A partire dal 1945 ogni sua tela porta lo stesso titolo “Opus” al quale aggiunge un numero.
Nel 1946 partecipa alla prima esposizione di Arte Astratta del dopoguerra tenutasi alla Galerie Denis René. Sono presenti anche Dewasne, Deyrolle, Hartung, ecc. Sebbene Schneider sia il più anziano del gruppo testimonia una foga e una freschezza che saranno caratteristiche costanti della sua opera.
Nel 1950 espone per l’ultima volta da Lydia Conti, che gli aveva già organizzato altre personali a partire dal 1947, ed entra invece alla Galerie Louis Carré dove l’anno seguente espone con Hartung e Lanskoy. Partecipa a numerosissime collettive, fra cui il Salon d’Automne, il Salon des Surindépendants, il Salon des Réalités Nouvelles, il Salon de Mai, la Biennale di Venezia, la Biennale di San Paolo, e numerose mostre personali in Francia e all’estero: Europa, America Latina, Stati Uniti, Giappone. In questi due ultimi paesi (il primo patria dell’Action Painting e il secondo dell’arte della calligrafia) Schneider gode di grande notorietà.
Tra i premi vinti si possono ricordare: Premio Lissone per la pittura astratta (1957), Prix de Tokyo, Grand Prix National des Arts (1975), Medaglia della “Ville de Paris” nel 1983.
Pittore appartenente all’Ecole de Paris, nel dopoguerra Schneider ha un ruolo importante, a fianco di Hartung e di Soulages, nelle ricerche sull’Arte Astratta della seconda generazione e soprattutto nelle ricerche del cosiddetto Astrattismo Lirico che si contrapponeva all’Astrattismo di tendenza geometrica.
Rispetto a Kandinsky e a Mondrian, l’Astrattismo di Schneider è infatti di matrice romantica, emotiva. Con una tavolozza dove predominano i gialli vivaci, i viola, i rossi, i verdi, i neri e i bianchi più luminosi, la pittura di Schneider si caratterizza da tracciati di colore gettati con veemenza sulla tela cercando di captare l’istante che fugge.
E’ solo dal 1956 quindi, che il suo linguaggio plastico si fissa in regole definitive, ed i giganteschi colpi di pennello, spesso neri dei più opachi, incrociano le loro tracce sulla tela. Schneider rimpiazza la tradizionale pittura ad olio con la pittura acrilica, più facile da maneggiare. Tutti questi atti e gesti lasciano il segno e mostrano l’evidente l’ammirazione per l’arte dell’estremo oriente.
Nelle tele degli anni ’60 l’artista sembra rapito da una nuova frenesia, le sue forme nere, marroni, blu e gialle si urtano, si travolgono, si sovrappongono con maggior vigore. Compaiono inoltre macchie, spruzzi che fanno esplodere il colore in un vortice di molecole.
Verso la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta le forme si moltiplicano nuovamente, le composizioni ritrovano una violenza che non è mai la stessa. In questi anni il colore regna sovrano, Schneider dipinge tele d’intensa luminosità e la sua opera è pervasa da una nuova freschezza, sebbene abbia già superato gli ottant’anni d’età.
Dall’aprile all’agosto 2006 sue opere sono richieste dal Musée de Luxembourg di Parigi in occasione dell’esposizione “L’envolée lyrique”, la prima mostra dettagliata e completa sul tema dell’astrazione lirica. L’evento è stato accompagnato dalla pubblicazione di un esaustivo catalogo che illustra oltre un centinaio di opere.
Musei:
Parigi (Musée National d’Art Moderne, Musée d’Art Moderne de la Ville, Ministère des Postes et Télécommunications), Neuchâtel (Musée d’Art et d’Histoire), Strasburgo, Verviers (Musée des Beaux-Arts), Tolosa (Musée des Augustin), Nantes (Musée des Beaux-Arts), Dunkerque (Musée de l’Art Contemporain), Grenoble - Francia; Colonia (Wallraf-Richartz Museum) - Germania; Liegi (Musée des Beaux Arts), Bruxelles (Musée d’Art Moderne) - Belgio; Zurigo (Kunsthaus) - Svizzera; Oslo (Fondation Sonja Henie et Niels Onstad) - Norvegia; Milano (Museo d’Arte Moderna, Museo del Premio Lissone), Torino (Galleria Civica d’arte Moderna); Roma (Galleria d’Arte Moderna) - Italia; Montreal (Museum of Fine Arts); Minneapolis (Walker Art Center), New York, Phoenix, Princeton (Mass. Priceton University), Washington D.C. (The Phillips Collection), Worchester (Mass. Worchester Art Museum), Saint-Louis (Washington University); Buffalo (Albright Art Gallery); Colorado Springs (Fine Arts Center) Cedar Falls (Iowa State College); Los Angeles (University of California) – Stati Uniti; Giacarta - Filippine; Rio de Janeiro (Museo d’Arte Moderna) - Brasile.
Bibliografia:
XXIV Biennale di Venezia, Edizioni Serenissima, 1948; Raymon Nacenta, La Scuola di Parigi, Istituto Geografico de Agostini, Novara, 1960;
Eugenio Montale, traduit par P.J. Jouve, 8 dessin par Gerard Schneider, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1964; J. Orizet, Schneider, Peintures, Paris, L’autre Musée, 1984; Gerard Schneider Peintures, par R.V. Gindertael, Preface de Marcel Brion, Edizioni Alfieri, Venezia; L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchatel, Ed. Ides et Calendes, 1993
M. Ragon, Schneider, Angers, Expression Contemporaines, 1998.
