Vittorio Tavernari
Milano, 1919 - 1987
Il suo avviamento artistico si inizia nell’ambito familiare, sotto la guida del padre Giovanni, noto pittore e restauratore di opere d’arte.
A sedici anni entra nell’atelier dello scultore Adolfo Wildt determinando così la scelta di quello che sarà il suo futuro di artista, infatti, sotto l’intelligente guida di Wildt si impadronisce delle varie tecniche scultoree; durante il periodo di lavoro l’artista stringe amicizia con Cassinari, Milani, Cappello, Dal Forno e Morlotti, quest’ultimo con il quale condividerà un piccolo studio a Como pochi anni dopo, frequentando il gruppo degli “Astrattisti”.
Dopo la parentesi militare, durante l’ultima guerra si stabilisce a Varese e dal 1945 partecipa ai più importanti movimenti artistici milanesi; Tavernari è fra i critici e i fondatori della rivista "Numero", del manifesto "Oltre Guernica" e nel 1946 collabora all’ ”Ordine Nuovo” con articoli sull’arte astratta, l’arte nera e su giovani pittori.
Le prime mostre personali, sono a Milano alla Galleria del Camino (1948) e alla Galleria del Milione (1951) dove presenta le sue prime opere figurative.
Nel 1950 Cristian Zervos pubblica due sculture dell’artista su “Cahiers d’Art”.
Dopo un periodo caratterizzato da interessi «organici» derivati da Henri Moore e da un cubismo alla Henri Laurens, a partire dagli anni Cinquanta ha operato secondo una maniera riferibile a quanto in pittura fu definito ultimo naturalismo lombardo, con sculture in pietra e legno di tendenza informale (Piccolo torso, 1958; Crocifissione, 1963, entrambi a Bologna, Galleria Comunale d'Arte Mod.)
Ricorrente è il tema dei Nudi e degli Amanti abbracciati, dapprima minuscoli sotto gli immensi cieli tempestosi, quindi, con rinnovata energia e sintesi costruttiva, in una ripresa della statuaria monumentale cui si dedicò gli ultimi anni questo grande e solitario interprete plastico dei drammi, delle angosce e delle speranze dei nostri travagliati giorni.
Nel 1962 il Museum of Modern Art di New York acquisice il grande Torso femminile in legno.
Nel 1967 Carlo Ludovico Ragghianti scheda la produzione grafica costituita da 750 opere tra disegni, tempere e schizzi.
Dal 1942 è presente alle più importanti rassegne d’arte: ha partecipato alla XXVII, XXVIII, XXIX, XXXII Biennale di Venezia (con una sala personale in quest’ultima occasione); alla Quadriennale Romana del 1955 e 1959 (Premio del Comune di Roma); alle mostre nazionali d’arte figurativa a Bologna nel 1948; a Spoleto nel 1953, 1954 (Primo Premio), 1960 e 1962 (medaglia d’oro del Presidente della Repubblica); ai Premi Internazionali di Scultura Città di Carrara e Bronzetto di Padova; alla XX Biennale Nazionale di Milano; al Premio Morgan’s Paint a Rimini 1958 e 1961 (medaglia d’oro); alla Biennale di San Paolo in Brasile nel 1959; alle mostre di scultura italiana, al Museo Rodin di Parigi nel 1960 e a Tokyo nel 1961; al Premio Internazionale Carnegie Foundation a Pittsburg del 1961; alle mostre di arte sacra a Bologna nel 1964 (Primo Premio) e a Salisburgo nel 1966.
Ha tenuto mostre personali a Milano (Padiglione di arte contemporanea del Comune di Milano, 1969), Bergamo, Bologna, Firenze, Ferrara, Modena, Lucca (Centro Ragghianti), Prato, Pisa, Roma, Torino, Chiasso, Lugano, Copenaghen, Goteborg; importante è nel 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Bologna (GAM)
Gallarate (Galleria Civica)
Induno Olona (Raccolta Sennhauser)
Londra
Milano (GAM)
New York (The Museum of Modern Art)
Pisa (Istituto del Disegno)
Pittsburg (Carnegie Institute of Fine Art)
Prato (Giardini di Viale Galilei)
Roma (Museo di Palazzo Braschi)
Spoleto (GAM)
Varese (Villa Recalcati).
Bibliografia:
Tavernari, a cura di V. Scheiwiller, All’insegna del pesce d’oro, Milano, Officine Grafiche “Esperia”, 1960;
Tavernari (Milano, Galleria Lorenzelli, febbraio 1962); Milano, Conti, 1962; Il collezionista d’arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963; Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, 1969;
A. Pica, Sculture di Vittorio Tavernari nel padiglione di arte contemporanea del Comune di Milano, La tipografica Varese, 1969.
A sedici anni entra nell’atelier dello scultore Adolfo Wildt determinando così la scelta di quello che sarà il suo futuro di artista, infatti, sotto l’intelligente guida di Wildt si impadronisce delle varie tecniche scultoree; durante il periodo di lavoro l’artista stringe amicizia con Cassinari, Milani, Cappello, Dal Forno e Morlotti, quest’ultimo con il quale condividerà un piccolo studio a Como pochi anni dopo, frequentando il gruppo degli “Astrattisti”.
Dopo la parentesi militare, durante l’ultima guerra si stabilisce a Varese e dal 1945 partecipa ai più importanti movimenti artistici milanesi; Tavernari è fra i critici e i fondatori della rivista "Numero", del manifesto "Oltre Guernica" e nel 1946 collabora all’ ”Ordine Nuovo” con articoli sull’arte astratta, l’arte nera e su giovani pittori.
Le prime mostre personali, sono a Milano alla Galleria del Camino (1948) e alla Galleria del Milione (1951) dove presenta le sue prime opere figurative.
Nel 1950 Cristian Zervos pubblica due sculture dell’artista su “Cahiers d’Art”.
Dopo un periodo caratterizzato da interessi «organici» derivati da Henri Moore e da un cubismo alla Henri Laurens, a partire dagli anni Cinquanta ha operato secondo una maniera riferibile a quanto in pittura fu definito ultimo naturalismo lombardo, con sculture in pietra e legno di tendenza informale (Piccolo torso, 1958; Crocifissione, 1963, entrambi a Bologna, Galleria Comunale d'Arte Mod.)
Ricorrente è il tema dei Nudi e degli Amanti abbracciati, dapprima minuscoli sotto gli immensi cieli tempestosi, quindi, con rinnovata energia e sintesi costruttiva, in una ripresa della statuaria monumentale cui si dedicò gli ultimi anni questo grande e solitario interprete plastico dei drammi, delle angosce e delle speranze dei nostri travagliati giorni.
Nel 1962 il Museum of Modern Art di New York acquisice il grande Torso femminile in legno.
Nel 1967 Carlo Ludovico Ragghianti scheda la produzione grafica costituita da 750 opere tra disegni, tempere e schizzi.
Dal 1942 è presente alle più importanti rassegne d’arte: ha partecipato alla XXVII, XXVIII, XXIX, XXXII Biennale di Venezia (con una sala personale in quest’ultima occasione); alla Quadriennale Romana del 1955 e 1959 (Premio del Comune di Roma); alle mostre nazionali d’arte figurativa a Bologna nel 1948; a Spoleto nel 1953, 1954 (Primo Premio), 1960 e 1962 (medaglia d’oro del Presidente della Repubblica); ai Premi Internazionali di Scultura Città di Carrara e Bronzetto di Padova; alla XX Biennale Nazionale di Milano; al Premio Morgan’s Paint a Rimini 1958 e 1961 (medaglia d’oro); alla Biennale di San Paolo in Brasile nel 1959; alle mostre di scultura italiana, al Museo Rodin di Parigi nel 1960 e a Tokyo nel 1961; al Premio Internazionale Carnegie Foundation a Pittsburg del 1961; alle mostre di arte sacra a Bologna nel 1964 (Primo Premio) e a Salisburgo nel 1966.
Ha tenuto mostre personali a Milano (Padiglione di arte contemporanea del Comune di Milano, 1969), Bergamo, Bologna, Firenze, Ferrara, Modena, Lucca (Centro Ragghianti), Prato, Pisa, Roma, Torino, Chiasso, Lugano, Copenaghen, Goteborg; importante è nel 1973 la prestigiosa antologica al Museo Rodin di Parigi.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Bologna (GAM)
Gallarate (Galleria Civica)
Induno Olona (Raccolta Sennhauser)
Londra
Milano (GAM)
New York (The Museum of Modern Art)
Pisa (Istituto del Disegno)
Pittsburg (Carnegie Institute of Fine Art)
Prato (Giardini di Viale Galilei)
Roma (Museo di Palazzo Braschi)
Spoleto (GAM)
Varese (Villa Recalcati).
Bibliografia:
Tavernari, a cura di V. Scheiwiller, All’insegna del pesce d’oro, Milano, Officine Grafiche “Esperia”, 1960;
Tavernari (Milano, Galleria Lorenzelli, febbraio 1962); Milano, Conti, 1962; Il collezionista d’arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963; Enciclopedia Universale Seda della Pittura Moderna, Milano, 1969;
A. Pica, Sculture di Vittorio Tavernari nel padiglione di arte contemporanea del Comune di Milano, La tipografica Varese, 1969.
