Suzanne Valadon
Bessines-sur-Gartempe, Francia, 1865 - Parigi, Francia, 1938
Nel 1931 Suzanne Valadon aderisce ad una delle prime organizzazioni di donne pittrici, la FAM (Fédération des Femmes Artistes Modernes, 1931-1938) fondata da Marie-Anne Camax-Zoegger, la quale, nel 1936, commissionerà alla Valadon il ritratto della figlia Geneviève.
Tra il 1865 e il 1870 arriva a Parigi con la madre, stabilendosi dapprima nella zona della Bastiglia, poi alla Butte, la collina di Montmartre. Fino al 1876 studia in una scuola religiosa, lavora saltuariamente ed è già appassionata di disegno. A quindici anni, per guadagnare qualche soldo, posa per numerosi artisti: Puvis de Chavannes (Le bois sacré), Renoir (La Danse à la ville; Les grandes baigneuses), Toulouse Lautrec (La Buveuse ou Gueule de bois), Forain, Steinlen, solo per citarne alcuni. E’ in questo modo che apprende l’arte del dipingere.
Nel 1883 nasce Maurice, suo figlio, riconosciuto solo nel 1891 dallo spagnolo Miguel Utrillo y Morlius, pittore e biografo di El Greco.
La sua prima opera conosciuta è Autoritratto, un pastello eseguito l’anno della nascita del figlio. Tra il 1884 e il 1890 realizza numerosi disegni usando varie tecniche (matita, pastello, sanguigna) il cui stile già denota un’accentuata fermezza di tratto. Degas, che apprezza molto il talento della Valadon e la chiama “la terribile Maria”, ne conserva alcuni disegni. Nel 1894 acquista una delle cinque opere che la pittrice espone al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts (al quale, bisogna rilevare, era l’unica donna ad essere ammessa).
Verso il 1893 la Valadon ha una tumultuosa relazione con il musicista Erik Satie, pianista allo Chat Noir, del quale ci rimane un bel ritratto.
Nel 1896 si sposa con l’agente di cambio Paul Mousis e vive tra Parigi e Montmagny, ma la vita agiata e borghese non fa per lei, è troppo indipendente e ribelle per rinunciare a frequentare la bohème di Montmartre.
E’ tra il 1903 e il 1908 che Suzanne esegue i primi dipinti ad olio: grandi nudi femminili collocati in interni sobri. Il suo vero maestro è Degas, dal quale riprende alcuni temi: le donne alla toilette, i nudi e le scene in interni. Suzanne privilegia l’osservazione morfologica del corpo femminile, che dipinge in modo scultoreo. Nel 1909 conosce il giovane pittore André Utter, amico del figlio Maurice e nel 1911 si separa ufficialmente da Mousis per vivere con Utter.
Si trasferisce nel vecchio atelier di Emile Bernard, al n. 12 di Rue Cortot. Nel frattempo espone in mostre collettive, tra le maggiori: Salon des Indépendants, Salon d’Automne (di cui diventa membro societario nel 1920), “Utrillo, Valadon, Utter” (1920, Galerie Bernheim Jeune) e allestisce personali nelle più importanti gallerie parigine (tra cui: Clovis Sagot, Berthe Weil, Bernier, Le Portique, Georges Petit).
Negli anni tra il 1918 e il 1938 introduce altri temi, scene con più personaggi, paesaggi, nature morte. Nel 1924 firma un contratto con l’importante Galerie Bernheim Jeune che le garantisce un ottimo reddito. Nel 1931 esegue il suo ultimo autoritratto: Autoritratto a seno nudo, nel quale l’artista si rappresenta svestita, con la pelle del corpo appassita e gli occhi assenti.
In alcune opere si percepisce l’influenza “cloisonniste” della Scuola di Pont-Aven, effetto senza dubbio accentuato dal costante uso del tratto scuro di contorno e dall’utilizzo di colori contrastanti.
Nel 1931 aderisce ad una delle prime organizzazioni di donne pittrici, la FAM (Fédération des Femmes Artistes Modernes, 1931-1938) fondata da Marie-Anne Camax-Zoegger, la quale, nel 1936, commissionerà alla Valadon il ritratto della figlia Geneviève.
Suzanne Valadon resta uno dei personaggi più eccentrici della Butte, sebbene i suoi modi poco convenzionali non abbiano mai veramente scandalizzato gli abitanti della zona, abituati agli usi e costumi degli artisti. La situazione è differente quando si trova a vivere nel piccolo villaggio di Montmagny. Ciò che sorprende sono i suoi comportamenti mascolini come pure il suo modo di dipingere.
Valadon raffigura la miseria delle giovani donne della sua epoca senza alcuna pietà e si dedica ai nudi maschili come nessun’altra donna fece. Suzanne aveva una spontaneità che sfuggiva ad ogni insegnamento scolastico e che derivava in modo esclusivo dal suo istinto personale.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Albi (Musée Toulouse-Lautrec); Besançon (Musée des Beaux-Arts); Cambrai (Musée des Beaux-Arts); Limoges (Musée De l’Evêché); Lione (Musée des Beaux-Arts); Monte-Carlo; Nancy (Musée des Beaux-Arts); Parigi (Musée National d’Art Moderne, Musée de Montmartre, Musée du Pétit Palais); Sannois (Musée Maurice Utrillo) – Francia; Washington D.C. (The National Museum Of Women in the Arts); New York (The Metropolitan Museum of Art) - Stati Uniti; Algeri, Algeria; Belgrado, Serbia; Berna (Kunstmuseum), Svizzera; Colonia (Wallraf-Richartz Mus.), Germania; Ginevra (Pétit Palais), Svizzera; Praga, Repubblica Ceca
Bibliografia:
Il collezionista d’arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963; J. Warnod, Suzanne Valadon, Bonfini, Naefels, CH, 1981; D. Marchesseau, Suzanne Valadon (Martigny, Fondation Pierre Gianadda, 26.1-2.5.1996); J. Brade, Suzanne Valadon, Von Modell in Montmartre zur Malerin der Klassichen Moderne, Belser Verlag, Stuttgart, Zurich, 1994; Da Renoir a Picasso, un secolo d’arte al Petit Palais di Ginevra, a cura di P. Gribaudo, Milano, Electa, 2001; Da Puvis de Chavannes a Matisse e Picasso, Verso l’arte moderna, a cura di S. Lemoine, Bompiani, 2002; Da Caillebotte a Picasso, I capolavori della collezione Oscar Ghez dal Museo del Petit Palais di Ginevra a cura di L. Caramel, N. Sainte Fare Garnot, G. Gentry, Milano, Mazzotta, 2003; Valadon – Utrillo, Au tournant du siècle à Montmartre, de l’impressionisme à l’Ecole de Paris, Parigi, 2009, Editions Pinacotheque de Paris.
Nel 1883 nasce Maurice, suo figlio, riconosciuto solo nel 1891 dallo spagnolo Miguel Utrillo y Morlius, pittore e biografo di El Greco.
La sua prima opera conosciuta è Autoritratto, un pastello eseguito l’anno della nascita del figlio. Tra il 1884 e il 1890 realizza numerosi disegni usando varie tecniche (matita, pastello, sanguigna) il cui stile già denota un’accentuata fermezza di tratto. Degas, che apprezza molto il talento della Valadon e la chiama “la terribile Maria”, ne conserva alcuni disegni. Nel 1894 acquista una delle cinque opere che la pittrice espone al Salon de la Societé Nationale des Beaux-Arts (al quale, bisogna rilevare, era l’unica donna ad essere ammessa).
Verso il 1893 la Valadon ha una tumultuosa relazione con il musicista Erik Satie, pianista allo Chat Noir, del quale ci rimane un bel ritratto.
Nel 1896 si sposa con l’agente di cambio Paul Mousis e vive tra Parigi e Montmagny, ma la vita agiata e borghese non fa per lei, è troppo indipendente e ribelle per rinunciare a frequentare la bohème di Montmartre.
E’ tra il 1903 e il 1908 che Suzanne esegue i primi dipinti ad olio: grandi nudi femminili collocati in interni sobri. Il suo vero maestro è Degas, dal quale riprende alcuni temi: le donne alla toilette, i nudi e le scene in interni. Suzanne privilegia l’osservazione morfologica del corpo femminile, che dipinge in modo scultoreo. Nel 1909 conosce il giovane pittore André Utter, amico del figlio Maurice e nel 1911 si separa ufficialmente da Mousis per vivere con Utter.
Si trasferisce nel vecchio atelier di Emile Bernard, al n. 12 di Rue Cortot. Nel frattempo espone in mostre collettive, tra le maggiori: Salon des Indépendants, Salon d’Automne (di cui diventa membro societario nel 1920), “Utrillo, Valadon, Utter” (1920, Galerie Bernheim Jeune) e allestisce personali nelle più importanti gallerie parigine (tra cui: Clovis Sagot, Berthe Weil, Bernier, Le Portique, Georges Petit).
Negli anni tra il 1918 e il 1938 introduce altri temi, scene con più personaggi, paesaggi, nature morte. Nel 1924 firma un contratto con l’importante Galerie Bernheim Jeune che le garantisce un ottimo reddito. Nel 1931 esegue il suo ultimo autoritratto: Autoritratto a seno nudo, nel quale l’artista si rappresenta svestita, con la pelle del corpo appassita e gli occhi assenti.
In alcune opere si percepisce l’influenza “cloisonniste” della Scuola di Pont-Aven, effetto senza dubbio accentuato dal costante uso del tratto scuro di contorno e dall’utilizzo di colori contrastanti.
Nel 1931 aderisce ad una delle prime organizzazioni di donne pittrici, la FAM (Fédération des Femmes Artistes Modernes, 1931-1938) fondata da Marie-Anne Camax-Zoegger, la quale, nel 1936, commissionerà alla Valadon il ritratto della figlia Geneviève.
Suzanne Valadon resta uno dei personaggi più eccentrici della Butte, sebbene i suoi modi poco convenzionali non abbiano mai veramente scandalizzato gli abitanti della zona, abituati agli usi e costumi degli artisti. La situazione è differente quando si trova a vivere nel piccolo villaggio di Montmagny. Ciò che sorprende sono i suoi comportamenti mascolini come pure il suo modo di dipingere.
Valadon raffigura la miseria delle giovani donne della sua epoca senza alcuna pietà e si dedica ai nudi maschili come nessun’altra donna fece. Suzanne aveva una spontaneità che sfuggiva ad ogni insegnamento scolastico e che derivava in modo esclusivo dal suo istinto personale.
Musei in cui sono conservate le sue opere:
Albi (Musée Toulouse-Lautrec); Besançon (Musée des Beaux-Arts); Cambrai (Musée des Beaux-Arts); Limoges (Musée De l’Evêché); Lione (Musée des Beaux-Arts); Monte-Carlo; Nancy (Musée des Beaux-Arts); Parigi (Musée National d’Art Moderne, Musée de Montmartre, Musée du Pétit Palais); Sannois (Musée Maurice Utrillo) – Francia; Washington D.C. (The National Museum Of Women in the Arts); New York (The Metropolitan Museum of Art) - Stati Uniti; Algeri, Algeria; Belgrado, Serbia; Berna (Kunstmuseum), Svizzera; Colonia (Wallraf-Richartz Mus.), Germania; Ginevra (Pétit Palais), Svizzera; Praga, Repubblica Ceca
Bibliografia:
Il collezionista d’arte moderna, Torino, Giulio Bolaffi Editore, 1963; J. Warnod, Suzanne Valadon, Bonfini, Naefels, CH, 1981; D. Marchesseau, Suzanne Valadon (Martigny, Fondation Pierre Gianadda, 26.1-2.5.1996); J. Brade, Suzanne Valadon, Von Modell in Montmartre zur Malerin der Klassichen Moderne, Belser Verlag, Stuttgart, Zurich, 1994; Da Renoir a Picasso, un secolo d’arte al Petit Palais di Ginevra, a cura di P. Gribaudo, Milano, Electa, 2001; Da Puvis de Chavannes a Matisse e Picasso, Verso l’arte moderna, a cura di S. Lemoine, Bompiani, 2002; Da Caillebotte a Picasso, I capolavori della collezione Oscar Ghez dal Museo del Petit Palais di Ginevra a cura di L. Caramel, N. Sainte Fare Garnot, G. Gentry, Milano, Mazzotta, 2003; Valadon – Utrillo, Au tournant du siècle à Montmartre, de l’impressionisme à l’Ecole de Paris, Parigi, 2009, Editions Pinacotheque de Paris.