Georges Noël
Il linguaggio plastico di Georges Noël attinge dall’Arte Informale, dalla quale prende a prestito differenti forme espressive quali il gesto, il segno e la materia. Gli anni ’56-57 rappresentato il periodo nel quale si sta compiendo lo sviluppo storico di questa tendenza artistica; Noël ne è pienamente cosciente e cerca la sua strada con vertiginosa energia. Attraverso l’automatismo dei gesti vuole restituire in pittura le sensazioni, l’illusione, la mistificazione, l’energia, gli elementi invisibili della natura che aveva memorizzato. Noël, pur sentendosi in simbiosi con il movimento Informale nato dall’Esistenzialismo, cerca di sviluppare una pittura-scrittura di “movimento” attingendo direttamente dalle sue esperienze personali.
Tra il 1939 e il 1945 segue i corsi di pittura e disegno a Pau e dal 1940 al 1944 studia ingegneria. Nel decennio seguente lavora come disegnatore e progettista aeronautico presso Turboméca a Pau, ma a partire dal 1955 si dedica completamente alla pittura e dal 1956 s’installa a Parigi, nel quartiere di Montparnasse, vicino all’Atelier di Yves Klein. Il linguaggio plastico di Georges Noël attinge dall’Arte Informale, dalla quale prende a prestito differenti forme espressive quali il gesto, il segno e la materia.
Gli anni ’56-57 rappresentato il periodo nel quale si sta compiendo lo sviluppo storico di questa tendenza artistica; Noël ne è pienamente cosciente e cerca la sua strada con vertiginosa energia. Attraverso l’automatismo dei gesti vuole restituire in pittura le sensazioni, l’illusione, la mistificazione, l’energia, gli elementi invisibili della natura che aveva memorizzato. Noël, pur sentendosi in simbiosi con il movimento Informale nato dall’Esistenzialismo, cerca di sviluppare una pittura-scrittura di “movimento” attingendo direttamente dalle sue esperienze personali. Già dal 1957 comincia a sviluppare i “Palinsesti”, utilizzando grandi pezzi di carta fine e carta di seta che stende sulla materia, integrandoli nella tela. Dal 1957 elimina completamente la forma dalle sue opere, scopre l’acetato di polivinile al quale, nel 1959, aggiungerà della polvere di silicio e pigmenti naturali. Questa combinazione di materiali gli consente di realizzare impasti molto particolari.
Nel 1958, su suggerimento del critico d’arte Michel Ragon visita la Galleria di Paul Facchetti e ne esce con l’accordo di fornire regolarmente opere e partecipare alle mostre organizzate dalla stessa. Qui si erano già svolte infatti le prime esposizioni storiche dell’Arte Informale: “Signifiants de l’informel” nel 1951-1952 e “Un art autre” nel 1952, sotto il patrocinio di Michel Tapié. Molte opere di Noël entreranno nella collezione personale di Paul Facchetti e nel suo museo a Buffalo, negli Stati Uniti.
Nel 1959, in occasione dei dieci anni di attività della galleria, Facchetti organizza una collettiva con opere di Noël, Jean Dubuffet, Camille Bryen, Sam Francis, Pollock, Georges Mathieu, Henri Michaux, Wols, Fautrier e Kemeny Seymour Knox.
In questa sede, nel 1960 Noël tiene la sua prima personale presentata dal critico Charles Estienne e accompagnata da un catalogo. Lo stesso anno l’internazionale rivista milanese Metro, fondata da Bruno Alfieri, gli dedica ben 32 pagine.
L’anno seguente Noël ha l’occasione di viaggiare in Italia per la personale alla Galleria Lorenzelli di Milano. La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Bruno Alfieri. Bruno Lorenzelli acquista da Paul Facchetti 150 tele dell’artista e Giuseppe Marchioli e Gillo Dorfles s’interessano al suo lavoro. Sempre nel 1961 la Galerie Facchetti gli organizza un’altra personale, con catalogo scritto da René Berger, direttore del Musée des Beaux-Arts di Losanna.
Intensa è inoltre la partecipazione ai Salons: Salon des Réalités Nouvelles nel 1959 e 1965; Biennale nel 1959 e nel 1963; Salon Comparaison nel 1960; Salon International des galeries-pilotes a Losanna e Grandes et Jeunes d’Aujourd’hui a Parigi nel 1963.
Nel 1963 partecipa inoltre all’esposizione “L’Art e l’Ecriture” allo Stedelijk Museum di Amsterdam e alla Staatliche Kunsthalle di Baden-Baden.
Nel 1964 è presente all’importante mostra “Dokumenta III” di Kassel, invitato dal Professor Arnold Bode. L’anno seguente l’amico pittore originario di Mannheim, Rudi Baerwind, gli propone di allestire esposizioni insieme in Germania.
Nel 1968 ha luogo l’ultima mostra presso la Galerie Facchetti di Parigi. Le opere qui esposte testimoniano l’acquisizione di un nuovo linguaggio che rappresenta un ritorno alle strutture primarie e annuncia la sua evoluzione futura che avverrà in America. Egli accetta infatti l’invito ad insegnare pittura alla Minneapolis School of Art. Partito con l’obiettivo di stare negli Stati Uniti per un anno, si fermerà invece per quindici, sposandosi con una critica d’arte americana.
Le esperienze artistiche qui vissute contribuiscono a una radicalizzazione degli elementi pittorici portata all’estremo: il grafismo che aveva caratterizzato il lavoro precedente scompare totalmente. Lo spazio è ordinato prima in griglie e poi a forma di L. Per sette anni espone alla Pace Gallery di New York e s’interessa molto all’arte degli Indiani d’America, all’arte africana, precolombiana e alle arti primitive in generale.
Un anno sabbatico in Francia, nel 1976, provoca un ritorno progressivo al Palinsesto. Reintroduce i grafismi sulla superficie perfettamente neutra ed alcuni elementi casuali nella struttura. Collages e grattages, forme e segni indecifrabili sulla superficie pittorica, ricordano i simboli delle antiche culture arcaiche.
La gestualità e l’uso della materia vi giocano un ruolo estremamente importante e, come i primi Tapié, fanno pensare ai graffiti popolari sull’intonaco dei muri.
Nel 1984 gli viene dedicata una mostra retrospettiva al Centre National des Arts Plastiques di Parigi e torna definitivamente in Francia. Negli anni ’80 “scrive” direttamente sul supporto e preferisce utilizzare materiali che “fanno resistenza” e che possono essere manipolati, quali sabbia, pietre polverizzate, pigmenti naturali, legno. arrivando ad una tridimensionalità. Nel 1991 riceve dallo Stato francese la commissione per la realizzazione di una grande opera di 3,4x5 metri, per il palco d’orchestra del conservatorio della Cité de la Musique. Nel 1993 espone le opere recenti in Germania, nella regione di Mannheim alla Kunstwerein di Ludwigshafen. Tra il 1996 e il 1997 ha luogo un’importante retrospettiva di quarant’anni di lavoro presso la Kunsthalle di Mannheim e la Kunstverein di Wolsfburg.
Musei e luoghi che ospitano le sue opere:
New York (Solomon R. Guggenheim Museum - Metropolitan Museum of Art);
Buffalo (Albright-Knox Art Gallery);
Baltimora; Minneapolis (Walker Art Center);
Pittsburgh (Carnegie Institute);
Saint Louis (City Art Museum) - Stati Uniti
Gerusalemme
Losanna (Musée des Beaux-Arts) - Svizzera
Ludwigshafen (Kulturhaus der Stadt);
Mannheim (Kunsthalle);
Berlino (Nationalgalerie) - Germania
Parigi (Bibliothéque Nationale, Fonds Nationals d’Art Contemporain, FNAC ; Fonds région de l’Ile-de-France) - Francia
Bibliografia:
mETRO 1, Milano, Stab. Poligrafico Colombi, 1960; L. Harambourg, L’Ecole de Paris, 1945-1965, Neuchâtel, Ides & Calendes, 1993; G. Fabre, M. Butor, P.-A. Michaud, Georges Noël, Paris, Editions de la difference, 1997.
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