Eros Pellini
Milano, 1909 - 1993
Eros Pellini, nato in Italia, è stato un rinomato scultore noto per la sua abilità nel modellare e per la maestria nelle fusioni a cera persa, caratterizzate dalla purezza e delicatezza delle sue opere.
La sua formazione artistica fu influenzata in modo determinante dall'iscrizione all'Accademia di Brera nel 1930, dove ebbe il privilegio di studiare sotto la guida di Adolfo Wildt, un maestro rinomato. Tuttavia, dopo la scomparsa di Wildt, Pellini intraprese un percorso autodidatta che contribuì alla sua evoluzione artistica.
Nel corso degli anni '30, espresse il suo talento attraverso varie esposizioni a Milano, distinguendosi per la statua di Santa Teresa di Lisieux che gli valse il premio Canonica. Le sue opere, come "Il ragazzo" e "Il pescatore", furono accolte con ammirazione e riconoscimento, contribuendo a consolidare la sua reputazione nel panorama artistico milanese.
Durante il periodo della seconda guerra mondiale, Pellini intraprese una serie di lavori per il Santuario di Santa Rita a Cascia, impegnandosi nella realizzazione di rilievi in travertino e angeli per la chiesa, dimostrando il suo impegno anche in progetti di carattere religioso.
Parallelamente alla sua attività di scultore, collaborò con la ditta Rancati, specializzata in allestimenti teatrali, sperimentando l'uso di materiali diversi e acquisendo esperienza nel campo dell'arte scenica.
Negli anni '40, il suo linguaggio artistico si sviluppò su due fronti: da un lato, esprimeva la sua profonda fede attraverso opere di soggetto religioso, come l'"Annunciazione", e dall'altro lato, iniziò a esplorare la rappresentazione del corpo umano attraverso una serie di nudi femminili e scene di vita quotidiana.
Gli anni '50 furono caratterizzati da una fervida attività espositiva e da numerose commissioni sia private che pubbliche. La sua partecipazione alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano lo consolidarono come uno dei protagonisti della scena artistica italiana.
Nel corso degli anni successivi, Pellini continuò a ricevere riconoscimenti per il suo lavoro, esponendo in varie mostre nazionali e internazionali e ricevendo commissioni importanti, come il monumento a Vittorio Emanuele Orlando a Palermo.
La sua carriera artistica continuò a fiorire negli anni '60 e '70, con la realizzazione di opere di grandi dimensioni e la partecipazione a progetti pubblici e privati in tutta Italia.
Nonostante un'interruzione temporanea della sua produzione artistica negli anni '80 a causa di problemi alla vista, Pellini riprese con vigore la sua attività verso la metà del decennio, continuando a esplorare nuovi temi e approcci artistici.
La sua ultima opera sacra, "Annunciazione", fu presentata nel 1991 alla XII rassegna di San Simpliciano, segnando la conclusione di una carriera artistica prolifica e influente. La mostra "Di padre in figlio", organizzata da Silvano Colombo a Varese nello stesso anno, celebrò il complesso rapporto tra le due generazioni degli scultori Pellini, evidenziando l'eredità artistica che ha caratterizzato la sua vita e il suo lavoro.
La sua formazione artistica fu influenzata in modo determinante dall'iscrizione all'Accademia di Brera nel 1930, dove ebbe il privilegio di studiare sotto la guida di Adolfo Wildt, un maestro rinomato. Tuttavia, dopo la scomparsa di Wildt, Pellini intraprese un percorso autodidatta che contribuì alla sua evoluzione artistica.
Nel corso degli anni '30, espresse il suo talento attraverso varie esposizioni a Milano, distinguendosi per la statua di Santa Teresa di Lisieux che gli valse il premio Canonica. Le sue opere, come "Il ragazzo" e "Il pescatore", furono accolte con ammirazione e riconoscimento, contribuendo a consolidare la sua reputazione nel panorama artistico milanese.
Durante il periodo della seconda guerra mondiale, Pellini intraprese una serie di lavori per il Santuario di Santa Rita a Cascia, impegnandosi nella realizzazione di rilievi in travertino e angeli per la chiesa, dimostrando il suo impegno anche in progetti di carattere religioso.
Parallelamente alla sua attività di scultore, collaborò con la ditta Rancati, specializzata in allestimenti teatrali, sperimentando l'uso di materiali diversi e acquisendo esperienza nel campo dell'arte scenica.
Negli anni '40, il suo linguaggio artistico si sviluppò su due fronti: da un lato, esprimeva la sua profonda fede attraverso opere di soggetto religioso, come l'"Annunciazione", e dall'altro lato, iniziò a esplorare la rappresentazione del corpo umano attraverso una serie di nudi femminili e scene di vita quotidiana.
Gli anni '50 furono caratterizzati da una fervida attività espositiva e da numerose commissioni sia private che pubbliche. La sua partecipazione alla Biennale di Venezia e alla Triennale di Milano lo consolidarono come uno dei protagonisti della scena artistica italiana.
Nel corso degli anni successivi, Pellini continuò a ricevere riconoscimenti per il suo lavoro, esponendo in varie mostre nazionali e internazionali e ricevendo commissioni importanti, come il monumento a Vittorio Emanuele Orlando a Palermo.
La sua carriera artistica continuò a fiorire negli anni '60 e '70, con la realizzazione di opere di grandi dimensioni e la partecipazione a progetti pubblici e privati in tutta Italia.
Nonostante un'interruzione temporanea della sua produzione artistica negli anni '80 a causa di problemi alla vista, Pellini riprese con vigore la sua attività verso la metà del decennio, continuando a esplorare nuovi temi e approcci artistici.
La sua ultima opera sacra, "Annunciazione", fu presentata nel 1991 alla XII rassegna di San Simpliciano, segnando la conclusione di una carriera artistica prolifica e influente. La mostra "Di padre in figlio", organizzata da Silvano Colombo a Varese nello stesso anno, celebrò il complesso rapporto tra le due generazioni degli scultori Pellini, evidenziando l'eredità artistica che ha caratterizzato la sua vita e il suo lavoro.
