Pietro Testa detto Il Lucchesino, attribuito (1612 - 1650) La profezia di Basilide, 1643/45-1650, olio su tela, cm 92,5 x 132
Autentiche
Scheda scientifica: Patrizia Giusti Maccari
[…] Al centro della composizione, inginocchiato di fronte a un altare, il vecchio sacerdote Basilide, ritiratosi sul Monte Carmelo, rivolge lo sguardo verso una giovane donna, che la spada sguainata e impugnata nella destra identifica nella Giustizia. Alla sue spalle si scorgono l’imperatore Tito, in abbigliamentomilitare, e alcuni dei soldati che lo accompagnano alla guerra contro i Giudei. Con la sinistra la Giustizia indica una visione di Cristo morto, intendendo, con la perentorietà del gesto, richiamare e convogliare su di essa l’attenzione anche degli spettatori. Il pallore livido del corpo di Cristo è enfatizzato per contrasto dal bianco candido della nuvola su cui è adagiato e da quello del lenzuolo che lo avvolge, sostenuto dagli angeli. Alle loro spalle, circondato da una moltitudine di angioletti, Dio Padre distende il braccio destro per prendere i dardi infuocati che un angelo gli porge. Con intento scenografico, quasi da rappresentazione teatrale, l’immediato primo piano è occupato per intero dalla teoria dei personaggi, in posizione fra loro scalata, scandita e ritmata coloristicamente dal succedersi del rosso del manto di Tito, del bianco di quello di Basilide, dell’azzurro della veste della Giustizia ed infine delle varie tonalità di bianco della visione. I personaggi principali sono collegati fra loro mediante una diagonale che, partendo dal piede di Tito sfiora le mani di Basilide e della Giustizia per arrivare a quella in cui Dio tiene i dardi. Un paesaggio collinare e un cielo, rischiarato all’orizzonte da una luce rosa intenso e attraversato da dense nuvole, chiudono la composizione sullo sfondo.
Soggetto della scena è quindi la sosta compiuta da Tito sul Monte Carmelo per consultare Basilide sulle sorti della guerra che lo porterà alla conquista di Gerusalemme. Oltre a predirgli la vittoria, il sacerdote gli manifesta lo sdegno di Dio nei confronti del popolo ebraico, ritenuto responsabile della morte di Gesù Cristo, e pertanto – secondo la Vindicta Salvatoris – fatto oggetto della sua punizione. […]
[…] l’opera, in ottimo stato di conservazione, oltre che per la notevole resa stilistica, si segnala come importante integrazione alla conoscenza del percorso pittorico del Testa, ancora abbastanza nebuloso e bisognoso di approfondimento a differenza di quello grafico.
P.G.M.
Esposizioni
"Dipinti e sculture XII - XVIII secolo dalla raccolta Morandi – Bellini” Bergamo, Centro Culturale S. Bartolomeo, 10 - 25.11.2007
Pubblicazioni
Dipinti e sculture XII - XVIII secolo dalla raccolta Morandi – Bellini, a cura di R. Bellini, Bergamo, Novecento grafico, 2007, p. 51
Provenienza
Milano, collezione Giovanni Testori